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I REFERENDUM CHE NON SI DOVREBBERO FARE

SARÀ “DIRETTA” MA NON CERTO “DEMOCRAZIA” L’INVITARE MILIONI DI PERSONE A DIRE UN “SÌ” O UN “NO” SU QUESTIONI LA CUI SOLUZIONE NON CORRISPONDERÀ COMUNQUE NÉ A QUEL “SÌ” NÉ A QUEL “NO”

Editoriale telegrafico per la Nwsl n. 388, 18 aprile 2016.

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Vi ricordate il referendum del 1993 per la soppressione del Ministero dell’Agricoltura e Foreste? Votarono il 93 per cento degli elettori e furono per il sì” il 70 per cento dei voti espressi; ma il risultato fu questo: cambiò soltanto il nome del dicastero in questione, in “Ministero per le Politiche agricole e forestali”. Sostanzialmente la stessa cosa è accaduta col referendum sull'”acqua bene comune” del 2011. In Grecia dopo il successo del “sì” nel referendum sull’uscita dal sistema dell’euro del 2015: nei giorni successivi il Governo di Atene non solo ha fatto il contrario, ma lo ha fatto accettando condizioni più gravose rispetto a quelle che gli si offrivano prima del referendum. Ora qualcuno prevede che accadrà lo stesso in Gran Bretagna se a giugno dovesse vincere il “sì” alla Brexit: perché i favorevoli al “sì” sono convinti di poter chiudere le frontiere alla circolazione delle persone, mantenendole invece aperte allo scambio di beni e servizi con gli altri Paesi europei; ma è agevole prevedere che il premier britannico, quando all’indomani di un “sì” referendario si recasse a Bruxelles a proporre questa soluzione, si sentirebbe rispondere un secco “no”; e a quel punto probabilmente l’intera “pratica” si insabbierebbe per l’enorme complessità (se non concreta impossibilità) di trovare una soluzione realistica corrispondente alla generica volontà espressa dagli elettori. Se questo è accaduto o rischia di accadere per referendum su quesiti apparentemente molto chiari, netti e incisivi, figuriamoci quale avrebbe potuto essere l’efficacia di un referendum come quello di ieri sull’estrazione degli idrocarburi, del quale gli esperti non riuscivano nemmeno a mettere a fuoco l’oggetto preciso [2] e qualcuno sosteneva addirittura che l’oggetto mancasse del tutto, perché anche vincendo i “sì” le concessioni sarebbero state comunque, ragionevolmente, rinnovate fino all’esaurimento dei rispettivi giacimenti. La democrazia referendaria sarà anche “diretta”, ma non è più democrazia quando si invitano milioni di persone a dire un “sì” o un “no” su questioni complesse, delle quali si sa fin dall’inizio che la soluzione non corrisponderà né a quel “sì” né a quel “no”.

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