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PERCHÉ, EGOISTICAMENTE, DOVREMMO GUARDARE CON SOLLIEVO AL FENOMENO DELL’IMMIGRAZIONE

DOVREMMO, PIUTTOSTO, ESSERE MOLTO PREOCCUPATI PER LE NOSTRE PENSIONI E PER IL NOSTRO DEBITO PUBBLICO SE QUEL FIUME SI INARIDISSE

Editoriale telegrafico per la Nwsl n. 393, 19 maggio 2016, in riferimento al libro di Stefano Allievi e Gianpiero Dalla Zuanna (Tutto quello che non vi hanno mai detto sull’immigrazione, Laterza, pp. 152, € 12), che viene presentato a Milano il 23 maggio (via Olivetani 3, h. 18)

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integrazioneIl bello del libro di Stefano Allievi e Gianpiero Dalla Zuanna è che non c’è una riga in  cui si faccia appello ai buoni sentimenti. Al contrario, il libro spiega molto bene che è la preoccupazione per il nostro portafogli, per le nostre pensioni, più in generale per il nostro benessere, che deve indurci a guardare con sollievo ai flussi migratori in entrata nel nostro Paese e a sperare che non si interrompano. Perché la prospettiva del prossimo ventennio è quella di una riduzione media di circa 300.000 italiani attivi nel mercato del lavoro ogni anno; se non fossero gli immigrati a colmare questi vuoti, il primo a collassare sarebbe il nostro sistema pensionistico pubblico. Per non parlare dell’aumento esponenziale del nostro rapporto debito/PIL che ne deriverebbe.  L’arrivo disordinato degli africani ci è costato 13,5 miliardi nel 2014? Il libro ci mostra che le sole entrate fiscali prodotte dal loro lavoro nello stesso anno superano quel costo di 3,1 miliardi. Gli immigrati ci portano via il lavoro? Non è vero: vengono a fare i lavori DDD (dirty, dangerous, demeaning) che noi oggi rifiutiamo. E in quei lavori portano competenze migliori rispetto a quelle che nelle stesse posizioni esprimiamo noi: perché a emigrare dai Paesi poveri sono soprattutto i più istruiti, i quali vengono dunque a fare i manovali, badanti, braccianti, lettighieri, spazzini, facchini, mozzi sui pescherecci, con titoli di studio mediamente di molto superiori rispetto ai colleghi indigeni. Certo, questo grande fiume di umanità che scorre, oggi, in direzione delle nostre terre ha un ben comprensibile risvolto ansiogeno nell’opinione diffusa degli indigeni. Il libro di Allievi e Dalla Zuanna spiega bene come lenire queste ansie; ma soprattutto mostra in modo convincente che dovremmo essere molto più in ansia se quel fiume si inaridisse.

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