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PERCHÉ OCCORRE RENDERE CONTENDIBILE LA FUNZIONE DELLA SIAE

CE LO IMPONE LA DIRETTIVA EUROPEA N. 2014/26, MA CE LO CHIEDONO ANCHE I DUE TERZI DI AUTORI ISCRITTI ALLA SIAE CHE NE RICAVANO MENO DI QUANTO L’ISCRIZIONE COSTA LORO: SONO SOPRATTUTTO LORO A PAGARE IL COSTO DI UNA GESTIONE GRAVEMENTE INEFFICIENTE E DEL TUTTO OPACA

Dichiarazione che ho rilasciato ad Angelo Vitale, pubblicata dall’Ansa il 28 maggio 2016 – In argomento v. anche le interrogazioni al ministro dei Beni Culturali presentate dalla senatrice Fucksia con me e altri [1] il 29 aprile e dalla senatrice Puppato con altri [2] il 17 maggio.
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La direttiva europea n. 2014/26 è chiarissima nel sancire la libertà di scelta da parte di ciascun autore dell’agenzia di cui avvalersi per l’esercizio dei diritti di sfruttamento economico delle proprie opere. Questa libertà oggi in Italia è gravemente lesa dalla legge vigente, risalente al 1941, che attribuisce di fatto una posizione monopolistica alla SIAE: due interrogazioni presentate nelle settimane scorse in Senato [2] da parlamentari di quasi tutti i gruppi mostrano come si tratti di un organismo pletorico, anche a causa della gestione clientelare e nepotistica che lo ha caratterizzato per decenni, quindi costosissimo, governato da regole per le quali gli autori più ricchi pesano per statuto più degli altri, nel quale più di due terzi degli autori iscritti ricevono meno di quel che costa loro l’iscrizione e nessuno riceve un rendiconto trasparente dei diritti d’autore riscossi e dei relativi criteri di ripartizione. SIAELa sottrazione, in Italia, del servizio di protezione dei diritti d’autore al regime di libera concorrenza non ha alcuna seria giustificazione: come è dimostrato dalle esperienze dei Paesi più evoluti, un regime di contendibilità di questa funzione può soltanto migliorare la qualità del servizio e ridurne il costo per gli autori. In ogni caso, dall’aprile scorso la permanenza in vita di questo nostro regime viola platealmente l’ordinamento europeo: una riforma radicale della materia è indifferibile. D’altra parte, se la SIAE offrisse davvero agli autori propri iscritti, come sostiene, un servizio efficientissimo e relativamente poco costoso, essa non avrebbe nulla da temere dalla liberalizzazione: con il vantaggio di partenza di cui gode, non perderebbe alcun iscritto. La verità è che la SIAE sa benissimo che la liberalizzazione la costringerebbe ad attuare una profonda ristrutturazione, eliminando gli sprechi enormi che oggi caratterizzano la sua gestione, e a voltar pagina rispetto a mezzo secolo di grave opacità della gestione. La obbligherebbe, in particolare, ad assicurare agli autori iscritti una trasparenza circa i criteri applicati nella riscossione e nella distribuzione dei proventi, che fin qui è mancata del tutto.

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