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ANCORA DISINFORMAZIONE SUGLI EFFETTI DELLA RIFORMA DEL LAVORO

IL FURORE VERSO IL JOBS ACT INDUCE IL GRUPPO DI SINISTRA ITALIANA A IMPUTARE A QUESTA LEGGE LA RESPONSABILITÀ DI EVENTI CHE NON POSSONO AVERE CON ESSA ALCUNA RELAZIONE

Secondo editoriale telegrafico per la Nwsl n. 428, 12 marzo 2017 – In argomento v. anche Contro i luoghi comuni sul Jobs Act [1] (botta e risposta in Senato tra il senatore Corradino Mineo e me)   .
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Giovedì mattina, in sede di dichiarazione di voto sulla legge-delega contro la povertà, il senatore Barozzino di Sinistra Italiana si è reso protagonista di un ennesimo episodio di disinformazione circa gli effetti della riforma del lavoro del 2015. Ascoltiamolo (dal resoconto stenografico della seduta antimeridiana del 9 marzo 2017):

Il senatore Giovanni Barozzino

Il senatore Giovanni Barozzino

“[…] A proposito, ministro Poletti, approfitto della sua presenza per chiederle se sa che ieri è stato licenziato un lavoratore che ha subito un trapianto di fegato. Grazie al vostro jobs act, l’azienda può licenziarlo. Lo sa questo? Ecco cosa state producendo.

POLETTI, ministro del Lavoro e delle Politiche sociali. Non è così.

BAROZZINO (Misto-SI-SEL). No? E allora, visto che lei è il Ministro del lavoro, prenda posizione su questo. (Applausi dai Gruppi Misto-SI-SEL e M5S e della senatrice De Pin). Questi sono i dati, si possono confrontare e ognuno di noi può fare le sue valutazioni; mi smentisca, signor Ministro, e nel caso le chiederò anche scusa, ma questo è quanto è accaduto. […]”

Il senatore Barozzino traeva questa notizia dal quotidiano la Stampa dello stesso giovedì 9 marzo, dove si legge che il lavoratore licenziato aveva una anzianità di  lavoro in azienda di 27 anni: il suo licenziamento non può dunque in alcun modo essere regolato dalla nuova disciplina del 2015. Qualificarlo come conseguenza di questa riforma è un falso. Ma nello stesso articolo della Stampa si legge anche che, all’esito della grave malattia e dell’operazione, al lavoratore era stata riconosciuta una invalidità del cento per cento; e che l’impresa gli aveva offerto alcune possibilità di lavoro alternative, che egli aveva rifiutato. La questione, dunque, era di tutt’altra natura che quella di un abuso della facoltà di recesso da parte dell’impresa. Dai giornali del giorno dopo si apprende che la vertenza si sta felicemente concludendo con una conciliazione che eviterà il licenziamento. Ne siamo tutti felici; ma in tutto questo il Jobs Act che cosa c’entra?

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