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ANCORA DISINFORMAZIONE SULLE DINAMICHE OCCUPAZIONALI

IL QUOTIDIANO “LEGGO” SI ACCODA ALLA CAMPAGNA DI NOTIZIE FALSE DIFFUSE DA UNA PARTE DELLA STAMPA E DELLE EMITTENTI TV SUGLI EFFETTI DELLA RIFORMA DEL LAVORO: NOTIZIE CHE POSSONO E DEVONO ESSERE SMENTITE PUNTO PER PUNTO – UNA DOMANDA: CHE COSA INDUCE TANTI GIORNALISTI A FARE COSÌ MALE IL LORO LAVORO?

Nota tecnica a cura di Claudio Negro, pubblicata dal periodico on line  della Fondazione Anna Kuliscioff Mercato del Lavoro News n. 9, 31 marzo 2017 – In argomento v. anche il mio editoriale telegrafico del 12 marzo scorso Ancora disinformazione sugli effetti della riforma del lavoro [1]    .
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Fondazione KuliscioffIl dibattito sulle fake news è utile e interessante, ma occorre prendere in considerazione anche la fattispecie di notizie non inventate o falsificate, ma più semplicemente non capite dall’operatore del media, che trovando nella superficiale lettura della notizia conferma a qualche sua convinzione la rilancia con entusiasmo: a questo punto una notizia vera si è trasformata in una fake.

Un brillante esempio è la notizia strillata da “Leggo” a proposito dei dati diffusi dall’INPS sul mercato del lavoro il 23 marzo (osservatorio sul precariato): “Più licenziati meno lavoro, crollano i contratti stabili”.

Tutto al contrario l’INPS ci dice:

Quindi la “strillata”  di Leggo dovrebbe essere riscritta così: “più occupati, meno licenziati per ragioni economiche, meno dimissioni, più apprendisti, aumentano anche se di poco le assunzioni a tempo indeterminato”. Ma vuoi mettere con l’appeal del catastrofismo..?

Ultima osservazione: il 2016 conferma il successo degli incentivi all’assunzione a tempo indeterminato;  411.000 assunzioni e 203.000 trasformazioni da tempo determinato a tempo indeterminato  hanno beneficiato della  decontribuzione (pari al 38% di tutte le assunzioni a tempo indeterminato). E d’altra parte le assunzioni a tempo indeterminato, dopo il boom del 2015 prevalentemente attribuibile all’esigenza di regolarizzare situazioni già aperte avvalendosi dei vantaggi degli incentivi, si sono riassestate intorno al 30% delle assunzioni totali. Da notare che le assunzioni a termine incentivate sono distribuite tra le classi di età in assoluta uniformità con gli avviamenti al lavoro in generale: il risultato più basso è nella classe 15-24 anni, poi a salire.

Se ne possono desumere due considerazioni:

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