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L’ACCUSA DURISSIMA DI GUY VERHOFSTADT CONTRO IL PREMIER UNGHERESE ORBAN

“Che cosa dobbiamo attenderci adesso? Il rogo dei libri davanti al Parlamento? […] Vedo risorgere in Ungheria la paranoia dello stalinismo. […] Gli euro-scettici hanno almeno la decenza di dire che non amano l’Unione Europea, non ne condividono i valori, e dunque vogliono uscirne. Lei non ha questa decenza: vuol continuare a beneficiare dei fondi europei, ma anche continuare a calpestarne i principi fondamentali!”

 

Verhofstadt e OrbanVideo, della durata di poco più di cinque minuti, e testo tradotto in italiano del discorso pronunciato al Parlamento Europeo da Guy Verhofstadt, ex-premier belga e leader del partito liberal-democratico europeo, davanti al premier ungherese Viktor Orban, il 26 aprile 2017 – La scena è memorabile, e a tratti davvero impressionante, perché ad assistere al discorso c’è, a pochi metri di distanza, lo stesso Viktor Orban, cui il leader lib-dem si rivolge direttamente e di cui il video mostra impietosamente l’imbarazzo – In argomento v. anche Il conflitto politico nell’era dei populismi [1], di Luca Ricolfi, nonché gli altri interventi e documenti raccolti nel portale Il nuovo spartiacque della politica mondiale [1]        .
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La traduzione in italiano del discorso di Guy Verhofstadt

Primo Ministro, Signor Orban, non so se si ricorda della prima volta che ci siamo incontrati in quell’hotel di Budapest. Era il dicembre del 1989. Non ricordo precisamente il nome, ma ricordo che ci incontrammo perché avevo un appuntamento con lo SZDSZ, il vecchio partito Liberale. Le chiesi, essendo lei il leader di Fidesz, come mai non fosse con il suo partito in quella sala riunioni e lei mi spiegò il perché. Era alcuni mesi prima del successo ottenuto da Fidesz nelle prime tre elezioni in Ungheria, e a proposito: a offrirle il suo supporto c’era Georges Soros, me lo ricordo. Il suo programma era all’incirca un po’ più progressista rispetto a quello dello SZDSZ dell’epoca, direi più social-liberalista, vagamente simile a quello di Emmanuel Macron. Lei, nel 1989, era l’Emmanuel Macron ungherese. Non credo però che Emmanuel Macron gradirà questo mio paragone (perlomeno non l’ho detto in francese). Ma siamo onesti: molto è cambiato dal 1990 e da quel 1989 in cui ci incontrammo. Lei è cambiato. Si è sbarazzato dei suoi principi democratici al punto da affermare apertamente: “Non voglio creare una democrazia liberale, ma uno stato illiberale”, e la lista di ciò che ha commesso al momento è davvero lunga. Attacchi alle ONG, allontanamento della frangia più critica della stampa, innalzamento di muri, il tentativo di reintrodurre la pena di morte nel suo Paese (nonostante non sia possibile per via dei nostri trattati). E ora ha persino deciso di chiudere un’università. La mia domanda è: “Fin dove vuole spingersi?”. Qual è il prossimo gesto che compirà? Bruciare libri, forse? Sul luogo che si trova di fronte al Parlamento ungherese, Piazza Lajos Koosuth? I libri di Kertész, magari, o forse di Konrad. O forse i libri di uno dei miei scrittori ungheresi preferiti, Sándor Márai, perché Sándor Márai è stato un ungherese cosmopolita che lei ha attaccato. Lei mi sembra orgoglioso, quasi felice di poterlo dire apertamente in questo luogo. Ma non vedo un conservatore convinto (perché lei nel frattempo è diventato un conservatore convinto e orgoglioso). No, io vedo una sorta di versione moderna della vecchia Ungheria comunista: protezionismo economico, eccessivo nazionalismo, l’ascesa di uno stato illiberale e inoltre lei vede nemici dello stato Ungherese ovunque: nel settore energetico, nei media, nelle ONG, e ora persino nel mondo accademico. È come se fossero tornati in vita Stalin o Breznev, ma questa volta in Ungheria. Anche loro erano così paranoici. Non le basta avere la maggioranza in una democrazia, lei deve inseguire e allontanare chi ha un’opinione diversa dalla sua. Signor Oban, e con questo concludo il mio intervento, l’Ungheria è diventata un membro dell’Unione Europea nel 2004. Lei ha aderito, così come chi l’ha preceduta, ai valori dell’Unione, e conosce molto bene tutti questi principi, che sia la Sinistra sia la Destra rispettano. Lei ha violato ognuno di questi principi nei vari casi menzionati dal Sig. Timmermans. Eppure vuole restare membro dell’Unione Europea. Personalmente nutro molto più rispetto per gli euro-scettici che hanno almeno la decenza di dire: “Non ci piace l’Unione Europea, non ne condividiamo i valori e vogliamo uscirne”. Le vuol continuare a beneficiare dei fondi europei, dei soldi dell’Unione Europea, senza però condividerne i valori, diversi dai suoi. Come lo definisce questo comportamento? Io non lo ritengo coraggioso e di certo non è in linea con il comportamento che un politico con dei principi dovrebbe avere. Da qui la mia domanda: non crede sia giunto il momento di compiere una scelta? Una scelta come quella che la portò a trasformarsi da un liberal-democratico a un conservatore “un po’ nazionalista”. Non crede sia giunto il momento di chiedersi come verrà ricordato in futuro? Vuole essere ricordato come qualcuno che ha liberato il suo Paese, l’Ungheria, dal comunismo, ed è quel che ha fatto, oppure vuole essere commemorato come l’eterno nemico della nostra società aperta, democratica ed europea? Questa è la scelta che deve compiere in questo momento».

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