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NOTIZIE INTERESSANTI DALL’INPS SUL MERCATO DEL LAVORO

Aumentano del 50 per cento le imprese che superano la soglia dei 15 dipendenti – Aumentano anche i licenziamenti, ma più sotto che sopra la soglia: dunque non per effetto della nuova disciplina

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Alcuni stralci della relazione annuale svolta dal presidente dell’Inps Tito Boeri il 4 luglio 2017 alla Camera dei Deputati, riportati dalle agenzie di stampa
In argomento v. anche la mia intervista pubblicata il giorno successivo dal [1] Giornale di Sicilia     .
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 Tito Boeri, presidente dell'Inps

Tito Boeri, presidente dell’Inps

JOBS ACT. BOERI: IMPRESE CRESCONO, IMPENNATA SOPRA I 15 DIPENDENTI (DIRE) Roma, 4 lug. – Il Jobs Act ha rimosso “il tappo alla crescita delle imprese sopra la soglia dei 15 dipendenti (ex art 18 dello Statuto dei Lavoratori)”. Lo dice il presidente dell’Inps, Tito Boeri, nel corso della relazione annuale alla Camera. “I nostri studi, nell’ambito del programma VisitInps Scholars dimostrano che c’è stata un’impennata nel numero di imprese private che superano la soglia dei 15 addetti: dalle 8.000 al mese di fine 2014, siamo passati alle 12.000 dopo l’introduzione del contratto a tutele crescenti. Gli incentivi fiscali non sembrano avere avuto alcun ruolo in questo contesto, come era legittimo attendersi dato che la decontribuzione era la stessa sopra e sotto la soglia. Questa crescita delle imprese- spiega- puo’ portare a vantaggi anche sul piano della formazione permanente. Imprese che diventano più grandi riescono ad offrire maggiormente formazione sul posto di lavoro, fonte inizialmente di costi fissi, che possono essere meglio ammortizzati in grandi organizzazioni”. Infine, cambiando argomento, secondo Boeri “bloccare l’adeguamento dell’età pensionabile agli andamenti demografici non è affatto una misura a favore dei giovani. Scarica sui nostri figli e sui figli dei nostri figli i costi di questo mancato adeguamento”. (Lum/ Dire) 12:09 04-07-17 NNNN

INPS: CRESCONO LICENZIAMENTI: +33MILA IN 2016, MA NON PER JOBS ACT – 1 – Roma, 4 lug. (LaPresse) – Lo scorso anno, i licenziamenti di dipendenti a tempo indeterminato sono stati oltre 685mila, in gran parte (439mila) avvenuti nelle piccole imprese. Rispetto al 2015, l’aumento è rilevante (+33mila) e ha coinvolto tanto le imprese fino a 15 dipendenti (+16mila) quanto quelle più grandi (+17mila). L’aumento dei licenziamenti registrato nel 2016 fa seguito alla diminuzione avvenuta nel 2015: rispetto al 2014 la contrazione era stata particolarmente significativa per le imprese con più di 15 dipendenti (-45mila), mentre per le piccole imprese la flessione era risultata di modesta entità (-2mila). E’ quanto rileva il rapporto annuale dell’Inps. (Segue).

INPS: CRESCONO LICENZIAMENTI, +33MILA IN 2016, MA NON PER JOBS ACT – 2 – Roma, 4 lug. (LaPresse) – I numeri disponibili, sottolinea l’istituto di previdenza, smentiscono l’attribuzione della crescita dei licenziamenti nel 2016 agli effetti del Jobs act. Un possibile effetto è riconducibile al mutamento della regolazione per accedere alla cassa integrazione straordinaria. La riforma del mercato del lavoro ha innalzato il costo di accesso alla cassa integrazione e irrigidito i criteri di ammissione. Ciò può comportare una maggiore propensione delle imprese alla risoluzione dei rapporti di lavoro, anziché alla loro sospensione. La crescita dei licenziamenti nel 2016, se fosse dipesa dal Jobs act, vale a dire dal superamento dell’articolo 18 e dall’incremento del costo di accesso alla Cigs, avrebbe dovuto caratterizzare essenzialmente le imprese con oltre 15 dipendenti. In realtà, la crescita è stata più rilevante nelle piccole imprese, sostanzialmente estranee a tali riforme. Nonostante il trend crescente, i licenziamenti nel 2016 sono risultati comunque inferiori a quelli del 2014 e degli anni post crisi 2008. Il tasso di licenziamento nel biennio 2015-2016 è infatti inferiore al 6%, livello che dal 2009 in poi era stato sempre superato. (Segue).

INPS: CRESCONO LICENZIAMENTI, +33MILA IN 2016, MA NON PER JOBS ACT – 3 – Roma, 4 lug. (LaPresse) – La variazione più significativa del tasso di licenziamento ha riguardato i dipendenti nati in Paesi extracomunitari, per i quali è salito dal 7,4% del 2015 all’11,2% del 2016 a seguito di un incremento dei licenziamenti che ha sfiorato il 50%. Per i nati in Italia, invece, è rimasto fermo al 5,2% e la variazione dei licenziamenti è risultata praticamente nulla (+0,1%). La rottura nel confronto con l’anno precedente avviene per gli stranieri a marzo, in netta coincidenza con l’introduzione per legge dell’obbligo di comunicare telematicamente le dimissioni. Ciò ha comportato modifiche sia nelle prassi di comunicazione relative alle conseguenze di alcune fattispecie come la non presentazione al lavoro sia, per gli stranieri (imprenditori e lavoratori), nuovi adempimenti burocratici almeno inizialmente ritenuti troppo complessi e aggirati con il licenziamento, divenuto o percepito più semplice delle dimissioni. I licenziamenti per giusta causa risultano i più dinamici: nel 2016 sono aumentati del 5% e la loro incidenza, sul totale dei licenziamenti, è passata dal 9,1% del 2015 all’11% del 2016. Anch’essi risentono dell’impatto delle dimissioni online. Oltre all’introduzione delle dimissioni online.

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