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LA NORMA SBAGLIATA SUI CONIUGI ALL’UNIVERSITÀ

Per impedire il nepotismo negli atenei non servono procedure e divieti formali (anche perché sono quasi sempre aggirabili), ma un rigoroso controllo dei risultati, da cui dipendano anche i finanziamenti

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Corsivo di Andrea Ichino pubblicato sul
Corriere della Sera del 9 settembre 2017 – In argomento v. anche La peste dei concorsi universitari [1]
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Andrea 2La legge Gelmini, nell’intento lodevole di porre fine al nepotismo nelle nostre università, impedisce che due coniugi, anche geniali come i Curie, possano essere chiamati nello stesso dipartimento. Una norma che funziona come un’accetta e ignora l’arte di incentivare le scelte corrette e inibire con precisione gli abusi dove ci sono davvero.

Negli USA o nel Regno Unito un dipartimento è libero di ingaggiare i professori che vuole; e assume una coppia solo se è la miglior scelta possibile, perché sa bene che se sbaglia paga caro l’errore in termini di qualità e quantità di studenti, di finanziamenti privati e pubblici, di reputazione. Per questo, lì nessun governo penserebbe di impedire a due coniugi di insegnare nella stessa sede. In Italia, invece, si vieta l’assunzione dei coniugi, ma la quasi totalità dei finanziamenti pubblici è insensibile alla qualità dell’insegnamento e della ricerca.

All’estero, poi, è ormai chiaro a tutti che questo tipo di assunzioni sono necessarie in un mondo in cui, finalmente, le donne iniziano ad avere carriere sempre più simili a quelle degli uomini e le persone tendono a incontrarsi, conoscersi e a sposarsi nello stesso luogo di studio o di lavoro. Ostacolare la presenza di marito e moglie nella stessa istituzione, oltre a privare le università di ottimi ricercatori, pregiudica le donne, costringendole a sacrificare la propria carriera a quella del partner, dato che esse accedono più tardi al mercato del lavoro (i mariti sono in genere più anziani).

Nessuno protestò quando Cesare Maldini scelse suo figlio Paolo per il ruolo di terzino nella Nazionale. Infatti, Paolo era indubitabilmente il migliore. La legge Gelmini, che vieta le assunzioni di parenti fino al quarto grado, lo avrebbe impedito in quel contesto. Il nepotismo si batte con incentivi efficaci, non con regole che rendono la vita impossibile agli onesti senza impedire ai disonesti di far quel che vogliono. Conoscete un barone universitario che abbia difficoltà a far vincere un concorso alla moglie o al figlio, anche se incapaci, in un dipartimento diverso dal proprio?

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