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CHE COSA C’È VERAMENTE DIETRO L’INVETTIVA DI LUIGI DI MAIO CONTRO I SINDACATI

Dietro le esternazioni a effetto del leader del M5S non c’è la discussione collettiva di una nuova linea d’azione: nel movimento le scelte programmatiche sono riservate al vertice, per poi essere sottoposte a plebiscito via web

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Secondo editoriale telegrafico per la
Nwsl n. 452, 2 ottobre 2017 – In argomento v. anche Tot sidera tot sententiae: molta confusione sotto il cielo del M5S [1]       .
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Luigi Di Maio

Luigi Di Maio

Telefono a una simpatica senatrice del M5S, che nel corso della legislatura ho sentito più volte tuonare, con accenti sostanzialmente identici a quelli di Sinistra Italiana e della Cgil, contro la riforma del lavoro voluta dal Governo Renzi. Le chiedo:
– A quale riforma pensa il vostro nuovo leader Di Maio, quando dice, un po’ minacciosamente, che “se il sindacato non si riforma ci penserete voi”?.
Mi risponde:
– Su questo punto nel nostro movimento ci sono molte idee: quando sarà il momento decideremo.
– Sì, ma Di Maio ha accennato a una riforma del sindacato come a una cosa ben precisa che lui ha in mente.
– Chiedilo a lui. Nel M5S uno vale uno. Ognuno ha le sue idee, poi al dunque si vota per decidere la linea da tenere.
– Va bene ma quando decidete? Qui fra tre o quattro mesi al massimo saremo in campagna elettorale; non è il caso che precisiate quello che intendete fare su una materia tanto delicata?.
– Il M5S non ha una linea precostituita: la linea è quella che viene decisa di volta in volta dal movimento, con un voto democratico.
Chi alle prossime elezioni politiche intende votare M5S è dunque avvertito: in tema di diritto sindacale (come del resto in ogni altro campo) il suo voto non va a rappresentanti politici che si impegnano su di un programma di cui gli elettori dispongano: conferisce una delega in bianco a trentamila iscritti alla piattaforma Rousseau, il cui processo decisionale è governato secondo un programma – e probabilmente anche un copione complessivo – elaborato dalla Casaleggio e Associati. Tutto il resto (quindi – dobbiamo ritenere – anche le sortite estemporanee del leader Di Maio) sono chiacchiere.

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