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COME SI FERMA IL MASSACRO IN LIBIA E PIÙ A SUD

Il flusso di profughi attraverso le vere e proprie sale di tortura del nord-Africa, mentre alimenta i redditi dei trafficanti, lascia irrisolto il problema della guerra e della fame nei Paesi di provenienza

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Secondo editoriale telegrafico per la
Nwsl n. 459, 20 novembre 2017 – In argomento v. anche All’UE serve una strategia di investimento sui migranti (e sui loro Paesi d’0rigine) [1]           .
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Un lager libico

Un lager libico: i profughi detenuti non hanno neppure lo spazio per stendersi a terra

I profughi africani appartengono per lo più alla parte meno povera delle popolazioni di quel continente afflitte da guerra e fame: la parte che ha le risorse e le informazioni necessarie per affrontare la difficilissima migrazione verso l’Europa. Per arrivare in Libia, oggi passaggio obbligato, essi si espongono a progressive estorsioni per importi fino a tre-quattromila euro. Ma per loro la Libia è una grande sala di tortura, in cui vengono sequestrati e seviziati finché dai Paesi d’origine le famiglie non pagano agli organizzatori del traffico riscatti pari a quanto già sborsato fino a quel momento. Il pagamento del riscatto consente loro di accedere al privilegio di una roulette russa: il passaggio verso nord sui barconi, che possono portarli alla salvezza o al naufragio. Su questo traffico negli anni passati gli organizzatori – tra di essi anche l’ISIS – hanno lucrato miliardi. Qual è la strategia più efficace per arrestarlo? Consentire l’ultima tratta di questo viaggio dell’orrore dà agli attuali detenuti nella sala di tortura libica la possibilità di tentare la roulette russa per arrivare in Europa; ma così si perpetua il business dei trafficanti, consentendo il flusso attraverso la macchina del massacro di altre centinaia di migliaia di persone ogni anno. Se si vuole fermare quella macchina, le cose da fare, tutte insieme, sono tre: interrompere questi canali attraverso i quali il flusso oggi si svolge; consentire all’ONU e all’Unione Africana di entrare nei lager libici per cacciarne i mercanti di carne umana, gli aguzzini, e attivare flussi sicuri e controllati; operare perché cessino la guerra e la fame nei Paesi africani d’origine, con spedizioni umanitarie dedicate a ciascuno di essi. Chi teorizza la necessità, invece, di lasciare che il flusso attuale prosegua non si rende conto che, in questo modo, dalla guerra e dalla fame si può salvare forse l’uno per cento delle popolazioni interessate; ma al prezzo di sofferenze inaudite e di un pericolosissimo arricchimento dei loro aguzzini. I quali hanno tutto l’interesse a che guerra e fame nei Paesi d’origine continuino il più a lungo possibile.

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