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PER UNA SCUOLA CENTRATA SULL’EFFICACIA DELL’INSEGNAMENTO

Il modo più efficace di riconoscere il merito consiste nel sanzionare il demerito – Un gruppo di professori e dirigenti scolastici propone al ministro dell’Istruzione un vademecum sul come perseguire questa strategia

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Documento elaborato da un gruppo di insegnanti e dirigenti scolastici e presentato il 7 febbraio scorso alla ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli, con la quale ne è stato approfonditamente discusso il contenuto – In argomento v. anche, ultimamente, il mio editoriale telegrafico
Scuola: il motivo assurdo di un’inerzia [1]       .
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Il ministero dell'Istruzione, a Trastevere

Il ministero dell’Istruzione, a Trastevere

Una premessa: il modo più giusto, e più utile per la scuola, di riconoscere il merito consiste nel sanzionare il demerito. La strategia finora scelta in tema di valutazione, quella di premiare “i migliori” senza avere il coraggio di intervenire sui peggiori (quale che sia la loro percentuale), è sbagliata per più di un motivo. Non innalza la qualità media dei docenti: per definizione i migliori erano già bravi. Crea frustrazione in tanti buoni insegnanti non premiati che, pur lavorando seriamente, si vedono con questo sistema declassati a mediocri, oltre a rendersi conto che quel certo collega assenteista o scadente viene retribuito esattamente come loro. Per il clima in cui si lavora a scuola, come in qualsiasi altro ambiente, è essenziale, come ha scritto di recente Andrea Zhok sull’ “Espresso” [2], “un modello che nutra e alimenti la dignità del lavoro come orgoglio per aver svolto il proprio dovere. […] Solo l’idea di dare un contributo a quell’impresa non banale che è il buon funzionamento di una società può sostenere nel tempo uno stato, una comunità, una civiltà”. Infine, è molto difficile stabilire criteri condivisi per individuare i più bravi, mentre tutti sanno (genitori e colleghi) quali sono gli “impresentabili”. Siamo quindi convinti che agire sul demerito sia il modo migliore di riconoscere il merito di chi fa bene e con serietà il proprio lavoro. Altro discorso è la valorizzazione dei talenti presenti nella scuola per creare nuove articolazioni della funzione docente: staff della presidenza, aggiornamento, supervisione dell’operato dei nuovi colleghi, distacchi all’università per la formazione dei futuri insegnanti.

Detto questo, va riconosciuto alla ministra Fedeli di avere avuto il coraggio, dopo decenni di silenzio in proposito da parte dei governi, di esplicitare con chiarezza il problema in un’intervista dello scorso agosto: “L’inamovibilità a fronte dell’incapacità non dev’essere più possibile. Poi si tratterà di vedere come fare”. In proposito sono di questi giorni due segnali contraddittori: è stato possibile (ma le notizie sono scarne) licenziare per incapacità didattica una maestra (quella che aveva scritto “scuola” con la q), mentre il professore che aveva inondato le allieve di sms erotici è stato solo sospeso in attesa dell’esito del processo, con la prospettiva di poter patteggiare e rientrare in servizio. Ma avrebbe potuto essere licenziato già ora, come ha sostenuto il senatore Ichino su questo sito, in base all’articolo 55 ter del T.U. del pubblico impiego, avendo l’amministrazione già acquisito la prova della sua colpevolezza.

Nei giorni scorsi abbiamo inviato un elenco di proposte su demerito e sanzioni alla Ministra Fedeli, che abbiamo poi potuto illustrare nell’incontro che ci ha concesso mercoledì scorso, a cui ha partecipato anche il professor Pietro Ichino.

Per il Gruppo di Firenze, Sergio Casprini, Andrea Ragazzini, Giorgio Ragazzini, Valerio Vagnoli

Ministero dell'Istruzione 2Possibili linee di intervento del Ministero sul problema dei docenti inadeguati

  1. Disporre di un quadro attendibile della situazione di fatto, ovvero del numero dei docenti inadeguati (quelli che non dovrebbero restare in cattedra), ma anche dei dirigenti non all’altezza del loro ruolo. È importante però distinguere tra chi ha avuto gravi o ripetuti comportamenti scorretti incompatibili con la tutela degli studenti (piano dell’etica professionale) e chi è gravemente deficitario quanto a capacità (piano della competenza professionale). Naturalmente si dà anche il caso che siano compresenti i due tipi di deficit.
  2. Rendere praticabile l’esonero dall’insegnamento con assegnazione ad altro ruolo anche nei casi di incapacità professionale non determinata da problemi psichiatrici. L’esonero potrebbe essere temporaneo nei casi in cui si ritenesse possibile il recupero per mezzo di un percorso formativo ad hoc, al termine del quale affrontare una nuova valutazione.
  3. Per quanto riguarda le sanzioni in genere, gli uffici scolastici periferici dovrebbero ricevere istruzioni che spingano a una maggiore severità e a garantire ai dirigenti più collaborazione e sostegno, per esempio nella stesura dei provvedimenti. Non dovrebbero poi, come capita, sentirsi difensori d’ufficio dei docenti sanzionati, ma tenere sempre presente l’interesse prevalente degli studenti ad avere dei buoni insegnanti.
  4. Disporre in modo rigoroso che, nei casi di mancanze disciplinari gravi commesse nell’ambito dell’attività di insegnamento e delle attività connesse, di cui le amministrazioni scolastiche abbiano acquisito direttamente la prova, il procedimento disciplinare venga aperto e la sanzione del licenziamento venga adottata immediatamente, senza attendere l’esito dell’eventuale procedimento penale (lo prevede esplicitamente l’articolo 55-ter del Testo Unico, ma la norma è sistematicamente disapplicata).
  5. Fare in modo che l’Avvocatura dello Stato sostenga molto di più i dirigenti che devono affrontare dei processi, in modo da diminuire, insieme a quanto previsto nel punto 3, l’effetto “chi me lo fa fare”. A questo scopo, si dovrebbero anche creare al suo interno degli esperti di diritto scolastico, che tra l’altro potrebbero poi tenere corsi di aggiornamento per i dirigenti.
  6. Si dovrebbe fare il possibile per contenere il formalismo delle sentenze, che portano a volte ad annullare procedimenti disciplinari per vizi formali, magari per una parola sbagliata o mancante, in particolare ampliando le possibilità di integrazione e correzione “in itinere” dei documenti.
  7. In funzione preventiva, è opportuno creare un clima complessivo più esigente sul piano deontologico. A parte i casi più gravi, per le sanzioni minori sarebbe bene valutare possibilità di prevederne altre oltre a quelle esistenti, come, per fare qualche ipotesi, penalizzazioni nel punteggio per le graduatorie interne e ai fini del trasferimento, mancati o ritardati aumenti retributivi, impedimenti a ricoprire altri ruoli (dirigente, ispettore). Ai dirigenti che non sanzionano, specialmente in casi di gravi o reiterate mancanze, dovrebbero essere contestate le loro omissioni, che danneggiano la qualità della scuola.
  8. Aumentare in tempi rapidi la consistenza del corpo ispettivo; valutare la possibilità di selezionare allo scopo dirigenti e insegnanti in pensione, almeno come coadiutori.
  9. Rendere obbligatoria anche per i supplenti la trasmissione in tempi brevi alle altre scuole del loro fascicolo disciplinare.

Gruppo di Firenze
per la scuola del merito e della responsabilità

Per prendere contatto con gli estensori del documento si può scrivere a gruppodifirenze@libero.it

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