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QUELLI CHE GRIDANO AL COMPLOTTO INTERNAZIONALE

Non possiamo stupirci che i nostri creditori si preoccupino circa la nostra capacità di far fronte a un debito pubblico enorme, nel momento in cui decidiamo di riprendere ad aumentarlo

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Secondo editoriale telegrafico per la
Nwsl n. 479, 28 maggio 2018 – In argomento v. anche Comprendere il populismo: i numeri delle disuguaglianze [1] e Le cose di sinistra di cui la sinistra ha paura [2].
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L’elefante di Milanovic

Il motivo principale per cui hanno vinto Trump negli USA, la Brexit nel Regno Unito e da noi due partiti euroscettici, ce l’ha spiegata Milanovic con il suo elefante [3]: un ventennio di globalizzazione ha fatto molto bene ai tre quarti più poveri dell’umanità, ma nel quarto più ricco ha fatto male a molti nella fascia dei più deboli e ha generato un’ansia diffusa. Da noi, poi, questo vento anti-establishment è stato alimentato anche da una circostanza particolare: nel 2011, con la gravissima crisi della finanza pubblica italiana, si è chiuso un trentennio durante il quale abbiamo consumato ogni anno mediamente l’equivalente di 30 miliardi di euro in più di quello che producevamo. Per salvare lo Stato dalla bancarotta, nel 2012 si è inaugurata una stagione nella quale non soltanto abbiamo dovuto smettere di spendere quei 30 miliardi in più, ma abbiamo dovuto aprire seriamente la discussione sul come incominciare a restituirli. Donde una gelata nella spesa pubblica, che è stata vissuta da molti come un rattrappimento del “sistema dei diritti” e una lesione del principio della protezione sociale. La sinistra, che di quella spesa era stata la principale fautrice, ne è stata travolta. Ora, però, i vincitori delle ultime elezioni, che si propongono di tornare alla finanza allegra proponendo addirittura 90 miliardi di aumento annuo del debito pubblico nei prossimi cinque anni, devono fare i conti con i nostri creditori, i quali incominciano a preoccuparsi della nostra capacità di restituire quanto prendiamo a prestito. Quindi a chiedere interessi più alti per continuare a prestarcelo: in due settimane l’interesse richiesto si è quasi raddoppiato. Qualcuno grida all’“ingerenza indebita”, al “complotto”, alla “prevaricazione dei mercati sulla nostra sovranità”. Ma nessuno ci ha obbligati a prendere a prestito duemila miliardi di euro. E nessuno può impedire a chi ce li ha prestati di preoccuparsi dell’entità di questo debito, proprio perché mostriamo di non preoccuparcene noi.

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