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DI MAIO, SALVINI, E IL DIFETTO DI PATRIOTTISMO DEI RISPARMIATORI

Alcune cose sul funzionamento dei mercati finanziari che il ministro Tria dovrebbe spiegare ai due vicepremier

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Primo editoriale telegrafico per la
Nwsl n. 486, 15 ottobre 2018 – In argomento v. anche Deficit al 2,4%: non è fattibile, ma il solo annuncio fa gravi danni [1] .
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Il Sole 24 Ore del 13 ottobre 2018, p. 2

“Gli italiani facoltosi stanno spostando i loro patrimoni mobiliari oltre confine” (Il Sole 24 Ore di sabato, p. 2): ma non dovevano essere quelli che sottoscrivevano tutto il debito pubblico italiano, accogliendo l’appello patriottico di Salvini e Di Maio? I nostri ineffabili vicepremier sono convinti che a far salire lo spread, cioè gli interessi sul nostro debito pubblico, sia un comitato di spregiudicati e rapaci speculatori stranieri, in combutta con qualche eurotecnocrate rintanato a Bruxelles o a Francoforte; per questo dicono che il Governo starebbe studiando un piano per indurre i risparmiatori italiani a ricomprarsi loro stessi il nostro debito pubblico, in modo da liberare il Paese dalle grinfie del nemico alieno. Il ministro dell’Economia Tria farebbe bene a spiegare loro che a determinare lo spread non è alcun comitato di speculatori stranieri, bensì solo l’attenzione con cui la sicurezza dei risparmi è curata dai gestori per centinaia di milioni di risparmiatori: tra questi, in prevalenza, lavoratori iscritti a fondi pensione. Anche lavoratori italiani, ovviamente. E non si vede per quale mai motivo chi gestisce i risparmi di questi ultimi dovrebbe essere disposto a rischiare di più solo perché sono italiani. O per quale mai motivo, se non si fidano più del nostro debito pubblico gli italiani facoltosi, dovrebbero fidarsene invece gli italiani lavoratori dipendenti, che sui propri risparmi fondano la sicurezza della vecchiaia. Un’altra cosa nient’affatto secondaria, poi, il ministro Tria dovrebbe spiegare ai nostri due vicepremier: cioè che i risparmiatori, piccoli e grandi, italiani e no, si fiderebbero ancora meno di buoni del tesoro italiano che venissero denominati in lire invece che in euro. E questo proprio perché la lira sarebbe soggetta alla “sovranità monetaria” rivendicata dagli stessi Salvini e Di Maio, quindi soggetta a essere inflazionata e svalutata a piacimento. Se dunque i nostri due vicepremier vogliono continuare ad attingere ai mercati finanziari, gli conviene restare nel sistema dell’euro. Rispettandone le regole, ovviamente.

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