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“NON CI LAGNEREMMO COTANTO DE’ TEMPI PRESENTI…”

Come all’inizio del secolo X l’Imperatore Lamberto, avendo conquistato la città di Milano difesa valorosamente dal Conte Maginfredo, lo abbia fatto decapitare e abbia fatto cavare gli occhi a un suo figlio e un suo genero. E come Ugone, egli pure figlio di Maginfredo, abbia vendicato padre, fratello e cognato ammazzando l’Imperatore

 

Questo è il primo di una serie di estratti da Pietro Verri, Storia di Milano, a cura di Renato Pasta, Edizione nazionale delle opere di Pietro Verri, vol. IV, Edizioni di Storia e Letteratura, Roma, 2009, p. 61. Nelle pagine precedenti del libro si spiega come tra la fine del secolo IX e l’inizio del X si assistesse in Italia alla contesa tra il Re Berengario, incoronato nell’888 da Anselmo, Arcivescovo di Milano, Lamberto, figlio di Guido che era stato incoronato Imperatore da Papa Stefano V, nonché Re Arnolfo di Carinzia, eletto in Germania e incoronato Imperatore da un successivo Papa Formoso. In quelle circostanze, Milano aveva riconosciuto come Imperatore Arnolfo (anche in considerazione di quanto accaduto al conte Ambrogio, il quale, avendo invece rifiutato di consegnargli la città di Bergamo, era stato prontamente impiccato); l’Imperatore Lamberto, però, se n’era avuto a male e, approfittando di un temporaneo ritorno di Arnolfo in Germania, aveva cinto Milano d’assedio e l’aveva conquistata.

Questo episodio insieme a innumerevoli altri – tra i quali quello del “giudizio di Dio” cui nel secolo successivo si sottopone il prete Liprando per dare fondamento alla propria accusa di simonia rivolta contro l’Arcivescovo di Milano, oppure il modo in cui amministrastrava la sua giustizia Galeazzo II Visconti nel Trecento, o il modo in cui in pieno Seicento il Senato milanese accertava i malefici delle streghe e le condannava al rogo, che saranno oggetto delle prossime “puntate” di questa piccola antologia – vengono raccontati dal Verri per mettere in evidenza l’enorme progresso politico e civile compiutosi nel secolo dei Lumi.

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Re Arnolfo di Carinzia

Nella occasione in cui l’Imperatore Lamberto conquistò Milano, accadde un fatto che merita luogo nella storia. Milano erasi data ad Arnolfo, ed era per lui custodita dal Conte Maginfredo. Il Re Arnolfo, che ancora non aveva il titolo di Augusto, erasi allontanato dall’Italia, quando Lamberto Augusto mosse le sue forze per sottomettere la Città. L’onorato Conte Maginfredo non volle abbandonare vilmente il suo posto, e si pose a sostenerne l’assedio, il quale, per l’assenza del Re, terminò finalmente colla conquista. L’Imperatore Lamberto fece tagliare la testa al Conte; né pago ancora, volle punita la fede e il valore del padre anche in uno de’ suoi figli e nel genero, privati entrambi degli occhi.

All’atrocità unì Lamberto la più supina spensieratezza. Mosso da una simpatia veramente difficile a comprendersi, egli si lusingò di acquistare un amico e di guadagnarselo nella persona di Ugone, figlio pure del decapitato Conte Maginfredo. Credette che il non averlo privato degli occhi potesse essere considerato come dono; e che i regali e l’affabilità che seco usava potessero fargli dimenticare ch’egli era l’assassino della sua famiglia. Seco lo teneva famigliarmente alla sua Corte in Pavia. E seco lo condusse al luogo di delizia Marengo, dove un giorno, sbandatosi l’Imperatore Lamberto alla caccia, e alcuno non avendo seco, fuori che il giovane Ugone, alla mente di questi si affacciò in quel momento il teschio del buon padre grondante di vivo sangue, il fratello, il cognato ridotti allo stato deplorabile della cecità, la Patria soggiogata, la sicura occasione, la facilità di vendicare sopra di un mostro così atroci delitti, e l’Imperatore si ritrovò morto disteso al suolo; ed Ugone stesso raccontò dappoi al Re Berengario di aver gettato da cavallo Lamberto con un valente colpo di bastone sul capo, e colla percossa avergli tolta la vita.

Non ci lagneremmo cotanto de’ tempi presenti, se meglio ci fossero noti i costumi de’ secoli passati.
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