DALLA METÀ DEL 2018 AUMENTANO I CONTRATTI A TERMINE E SI RIDUCONO QUELLI STABILI

Il tasso di occupazione a dicembre segna un modesto aumento su novembre: +0,1; ma in ottobre e novembre, in termini di stock, si è registrato un forte aumento dei contratti a termine (+47.000) e una riduzione dei contratti a tempo indeterminato (-35.000), invertendosi il saldo positivo dei primi sei mesi dell’anno

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Mercato del Lavoro News, bollettino della Fondazione Anna Kuliscioff, n. 43, a cura di Claudio Negro – Il numero precedente dello stesso bollettino, del gennaio 2019, era dedicato al tema del c.d. “reddito di cittadinanza” .
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Sono usciti quasi in contemporanea i dati sul Mercato del Lavoro di INPS e ISTAT. I primi sono dati di flusso, ossia quanti avviamenti al lavoro e quante cessazioni vi sono state nel periodo considerato, i secondi dati di stock, ossia quanti occupati/disoccupati ci sono al termine del periodo stesso. C’è una lieve sfasatura temporale, perchè i dati INPS sono aggiornati a Novembre 2018 e quelli ISTAT a Dicembre. Ma utilizzando qualche cautela si possono lo stesso estrarre indicazioni molto significative.

Il governo enfatizza i dati ISTAT di Dicembre che segnalano un incremento dell’occupazione rispetto a Novembre. In realtà l’aumento è modesto (+0,1%) e non consente di riportare il numero degli occupati ai massimi toccati nel periodo Maggio-Aprile-Giugno (a Maggio 23.345.000 occupati, contro i 23.269.000 di Dicembre). Il dato tendenziale (anno su anno) è certamente positivo  (+0,9%) ma è dovuto essenzialmente all’andamento dei primi 6 mesi: il secondo semestre si è assestato su una media inferiore. Ma l’aspetto più rilevante è la variazione di stock rispetto alla tipologia dell’occupazione: dopo due mesi (Ottobre e Novembre) nei quali il saldo dei contratti a termine (avviamenti meno cessazioni e trasformazioni) era stata modesto, anche se positivo (circa 16.000 al mese) a Dicembre lo stock è schizzato a +47.000. In parte la cosa è spiegabile col fatto che a Dicembre nel comparto del commercio c’è esigenza di assunzioni temporanee per far fronte alle vendite del periodo natalizio. Tuttavia contemporaneamente cala lo stock di contratti a tempo indeterminato (-35.000) e questo dopo un periodo di 11 mesi nei quali il saldo di questi contratti (nuove assunzioni + trasformazioni – cessazioni)era stato largamente positivo (tranne nei mesi di Giugno e Agosto). Tutto ciò nonostante il Decreto Dignità si ponesse esattamente obiettivi opposti. In realtà a partire da Agosto, quindi in coincidenza con l’entrata in vigore del Decreto, si è registrato un calo di occupati (i tempi determinati sono calati in misura maggiora di quanto  siano aumentati gli indeterminati) e soltanto una piccola ripresa occupazionale a Dicembre, grazie paradossalmente ai contratti a termine! Vedremo a Gennaio, ma se la congiuntura continuerà ad essere negativa difficilmente aumenterà l’occupazione, e in particolare quella stabile: anzi, aver reso difficoltoso il ricorso al lavoro a termine comporterà il forte rischio che il saldo occupazionale sia significativamente negativo.

In sostanza: il Decreto Dignità non solo ha contribuito paradossalmente a invertire il tasso di crescita occupazionale, che fino alla sua entrata in vigore era in aumento, ma ragionevolmente costituirà un elemento di ostacolo alle assunzioni durante la congiuntura negativa, e ancor più in recessione.

Infine: sarebbe utile sapere quanto ha contribuito al calo dell’occupazione dipendente a tempo indeterminato l’incentivazione oggettiva alla trasformazione di contratti stabili in Partite IVA grazie al trattamento fiscale agevolato: basterebbe una piccola analisi costruita seguendo le tracce dei codici fiscali  per vedere quanti lavoratori dipendenti siano passati a Partita .IVA.  A Dicembre i contratti a tempo indeterminato in essere, come abbiamo visto, calano di 35.000 unità, ma aumentano di 11.000 i lavoratori indipendenti confermando una tendenza che dura ormai da Ottobre.

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