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IL ROSARIO E IL PRESEPE

L’esito delle elezioni comunali a Riace contiene una lezione politica fondamentale per chiunque abbia a cuore il futuro della democrazia in Italia e in Europa

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Rubrica
Buongiorno di Mattia Feltri, sul quotidiano la Stampa del 29 maggio 2019 – In argomento v. anche Etica e politica alla prova (difficilissima) dei flussi migratori [1].
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Il paese di Riace

L’oggi mi sollecita una ponderosa analisi: siamo tutti delle teste di papero. Succede che a Riace il sindaco Mimmo Lucano (ormai ex) non è riuscito a entrare in consiglio comunale poiché la sua lista è arrivata terza. Lui ha preso centoquaranta preferenze, il dieci per cento  dei votanti, il sett degli aventi diritto. Il nuovo sindaco guida una lista civica colma di leghisti, e la Lega è il partito più votato in paese alle Europee. Eppure Mimmo Lucano è l’ideatore e l’artefice del modello Riace, elogiatissimo modello d’accoglienza degli immigrati in decine di reportage giornalistici e servizi televisivi e filippiche politiche, per cui Riace era una piccola Svizzera, linde botteghe artigiane, gerani ai davanzali, armonia multietnica, ecumenismo, sottofondo di arpe. e il modello sarà senz’altro un buon modello, per l’amor del cielo, ma mai una volta che in queste filippiche politiche e in questi servizi giornalistici si registrasse uno di Riace con il dito alzato a dire eh n, a me pare una gran boiata. Bizzarro, vero? Questo modello ci piace tanto, piace a chiunque, in tutta Italia e in tutta Europa, tranne che ai riacesi; e alla fiaba salviniana del ritorno al piccolo mondo antico, facce bianche sotto il campanile, s’è voluta contrapporre la fiaba edificante dell’abbraccio dei popoli, ci bastano un sorriso e mani spalancate, e insomma al mito del rosario padano si è voluto contrapporre il mito del presepe calabrese. Il problema è che dietro il mito c’è la realtà, con le sue maledette complicazioni.

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