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UN COMMENTO AL “MANIFESTO” DI CARLO CALENDA

Qual è lo strumento migliore per promuovere in Italia una alleanza europeista? Farlo dall’interno del Pd, o tentare la strada della creazione di un nuovo partito geneticamente alleato del Pd ma capace di aggregare quella parte dei liberal-democratici che per il Pd non voterà mai? In realtà appaiono indispensabili entrambe le cose


Commento all’articolo-manifesto di Carlo Calenda,
Rivoluzione immoderata, pubblicato sul quotidiano il Foglio il 1° luglio 2019 – In argomento v. anche, su questo sito, la raccolta di articoli e interventi sul nuovo spartiacque fondamentale della politica mondiale [1]  .
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Carlo Calenda con Emma Bonino, durante l’ultima campagna elettorale

Sui contenuti del manifesto di Carlo Calenda complessivamente concordo, a parte un suo errore di valutazione sul “braccialetto di Amazon” e un pizzico di… populismo di troppo sul tema della globalizzazione. Soprattutto concordo sul suo assunto fondamentale: quello, cioè, secondo cui lo spartiacque fondamentale della politica oggi, in Italia e in Europa, è quello che separa chi considera indispensabile e urgente il processo di integrazione europea e chi invece si propone di frenarlo e impoverirlo. Occorre dunque realizzare in Italia una coalizione analoga a quella che si accinge a governare l’Unione Europea, proponendosi di accelerare la costruzione di una struttura capace di esercitare la sovranità al livello continentale almeno sulle materie della sicurezza, della politica estera, della politica monetaria, dell’economia e finanza, dell’ecologia, del governo dei flussi migratori. Il problema è la scelta dello strumento migliore per promuovere questa alleanza in Italia: la scelta, cioè, tra farlo dall’interno del Pd, ovvero del partito oggi di gran lunga più forte nell’area liberal-democratica ed europeista, o tentare la strada della creazione di un nuovo partito geneticamente alleato del Pd ma capace di aggregare quella parte di liberal-democratici che non voteranno mai per il Pd, come non voteranno mai per una Forza Italia attratta nell’orbita della Lega, quindi sostanzialmente collocata ormai dall’altra parte dello spartiacque fondamentale. Probabilmente sono necessarie – anzi, indispensabili – entrambe le cose. C’è molto da fare, su questo versante dello spartiacque fondamentale, sia dentro il Pd sia fuori. Dunque, un cordialissimo augurio di successo a Carlo Calenda.

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