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UNA STORIA DRAMMATICA A LIETO FINE, CHE SI TRASFORMA IN UN OMAGGIO A MILANO

Una città che come poche altre sa accogliere e sostenere i più deboli, ma anche valorizzare i talenti; dove un bimbo privato a due anni di entrambi i genitori, pur facendo la fame ha trovato istruzione e lavoro, ma soprattutto humus fertilissimo per il seme del suo genio artistico

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Recensione di Stefano Carrer del libro Il segreto del Naviglio Grande, pubblicata sul sito de Il Sole 24 Ore il 19 settembre 2019 – Altre notizie sul libro, fresco di stampa, nella pagina web a esso dedicata [1]

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[2]È la biografia di un amico, che si legge come un romanzo e si trasforma in un omaggio a una Milano che sa come poche altre città valorizzare i talenti. Ed è anche un contributo a quello che sarebbe il secondo salvataggio dell’ormai mitico Centro dell’Incisione di Alzaia Naviglio Grande 66.

Dalle arti visive alla musica. Con “Il Segreto del Naviglio Grande” (Ed. Tralerighe), Pietro Ichino narra di «Gigi Pedroli, una storia milanese», svelando «l’anima della grande città incarnata nella vita e nelle opere di un artista straordinario»: Pedroli, oggi 87enne, è pittore, incisore, scultore, disegnatore e affreschista, oltre che musicista, compositore e cantante di cabaret. «Ho cercato di scrivere la biografia di una persona straordinaria, conosciuta per caso. Ma si tratta di quei casi che cambiano la vita, perché conoscere e frequentare Gigi Pedroli cambia la vita e aiuta a guardare il mondo e l’umanità con altri occhi», afferma Ichino. Nel libro, aggiunge, «ho cercato di rendere, riuscendoci in piccola parte, il miracolo di questa persona che ha avuto tutte le sventure possibili – dalla perdita di entrambi i genitori appena nato alla tubercolosi, dai pericoli delle bombe della guerra alla fame – ma che non ha mai perso la capacità di vedere il buono e il bello nel mondo e nell’umanità; e che ha trovato in una citta molto civile e accogliente, capace di valorizzare i talenti, il terreno in cui mettere radici e in cui valorizzare tutte le sue infinite capacità».

Il triangolo dei Navigli. Ci deve essere un motivo non ancora scoperto, sottolinea, per cui fin al Medioevo a Milano, nel triangolo tra il Naviglio Grande e il Naviglio Pavese e negli immediati dintorni, si è avuta una concentrazione singolare di attività artigianali in qualche modo collegate alle arti della pittura, della scultura e dell’architettura. Ichino rivela che conobbe Pedroli nel 1987, quando la cooperativa edilizia Centro Storico – di cui era amministratore – acquistò Palazzo Galloni, storico edificio ormai un po’ cadente le cui radici risalgono forse al medioevo e sicuramente al 4-500: «Lo avremmo dovuto cedere al Comune inconto oneri di urbanizzazione, libero da cose e persone. Ma dentro c’era il Centro dell’Incisione, creato dal nulla e animato da Gigi con la moglie Gabriella. Non avevamo l’animo di sfrattarlo. Decidemmo quindi di tentare di trovare una soluzione. Se ci siamo riusciti, è merito anche di Milano: non tutti i sindaci e le giunte avrebbero capito e accettato la consegna dell’edificio con dentro il centro dell’Incisione, che ha potuto così sopravvivere senza essere sradicato». Così il cenacolo di pittori e centro di trasmissione di un sapere artigianale e artistico potè andare avanti.

Cercasi sponsor. Sul futuro di Alzaia Naviglio Grande 66, Ichino è fiducioso: «Dipende dalla capacità del Comune di ristrutturare e mettere in sicurezza un edificio che assolutamente lo merita: va conservato e restaurato in modo estremamente rispettoso. E va consentito che, dopo mezzo secolo, il Centro dell’Incisione continui a operare: se dovesse andare altrove anche per 2-3 anni finirebbe per inaridirsi e morire. Certo si tratta di un costo in più fare il restauro mantenendo l’attivita del centro. Credo che sia uno dei casi palesi in cui il maggior costo sia ampiamente giustificato dal valore straordinario del bene che si vuole conservare». Ichino non ha dubbi che si troverà uno sponsor «con l’ intelligenza e la sensibilita per capire che ottimo investimento sia valorizzare questo gioiello milanese».

[3]Reminiscenze leonardesche. Nel libro, Ichino cita una storia che è probabilmente leggenda ma appare verosimile: l’edificio che ospita il Centro dell’Incisione originariamente sarebbe stato costruito da Ludovico il Moro come casino di caccia. Un giorno del 1480, tornado a cavallo dalla Cascina Sforzesca nei pressi di Vigevano, accompagnato da Leonardo, Ludovico sostò nel casino appena costruito, dove ad attenderlo c’era la sua amante Monna Cecilia Gallerani, che lo salutò da una finestra del primo piano, con in braccio un cagnolino bianco. La bella fu presentata a Leonardo con l’invito a farne un ritratto. Il genio toscano avrebbe ritratto Cecilia – creando il capolavoro «La Dama con l’Ermellino» – proprio nel luogo che oggi è Alzaia Naviglio Grande 66.

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