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L’IMMIGRATO IRREGOLARE PUÒ ESSERE INSERITO IN UN’AZIENDA MEDIANTE UNA BORSA-LAVORO?

Temo che, allo stato attuale della legislazione, la risposta sia negativa, ma la questione è interessante e merita di essere approfondita

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Lettera pervenuta il 5 dicembre, in seguito al mio scambio con Fabrizio Bercelli [1] sul tema del lavoro degli immigrati privi di permesso di soggiorno
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[2]Caro professore, ho letto il messaggio di Fabrizio Bercelli [1] e la sua risposta in linea con la complessa legislazione in materia. A me non piace la completa gratuità sia nell’assistenza sia nell’avviamento a lavori socialmente utili. Spesso ciò che è gratuito non è ben valutato da chi riceve il servizio e, nello stesso tempo, un lavoro senza alcun riconoscimento è legato esclusivamente alla volontarietà. Nel nostro ordinamento esistono già situazioni simili che hanno una soluzione accettabile. Penso alle borse di studio per i giovani che ricevono un riconoscimento economico e sono assicurati per gli infortuni. Ritiene applicabile un modello simile anche per gli immigrati in questione?
Grazie per l’attenzione. Cordialmente
Ugo Pellegri

Temo che chi è privo di permesso di soggiorno per lavoro non possa essere titolare di una borsa-lavoro (cioè di una borsa istituita e finanziata da un ente preposto alla formazione e abilitazione al lavoro di persone con difficoltà di natura sociale o psichica, corrisposta alla persona che viene inserita in un’azienda per uno stage non retribuito dal titolare della stessa). Però approfondirò la questione. Ringrazio U.P. per questa utile sollecitazione. Quanto al lavoro volontario, capisco le sue perplessità; ma non vedo altra soluzione praticabile legittimamente per il lavoro e l’integrazione sociale dei sans papiers.    (p.i.)

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