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SOSPETTI SINDACALI SUL FUTURO DELL’ARTICOLO 18

MASSIMO D’ALEMA IN MATERIA DI LAVORO HA IDEE NETTAMENTE PIU’ AVANZATE RISPETTO ALLA MOZIONE BERSANI: ULTIMAMENTE, CON GIULIANO AMATO, HA APPOGGIATO ESPLICITAMENTE IL PROGETTO FLEXSECURITY. PER QUESTO, DOPO L’ENDORSEMENT DI GUGLIELMO EPIFANI ALLA MOZIONE, LA CGIL INCOMINCIA A PREOCCUPARSI
Articolo di Alessandra Sardoni, pubblicato su Il Foglio il 13 ottobre 2009

A Pier Luigi Bersani l’endorsement in tv di Guglielmo Epifani ha fatto “molto piacere”, come si è affrettato a dichiarare ieri celebrando una propria dote tanto significativa e piena di potenzialità anche numeriche: “Con la mia impostazione ho cercato di mettere al centro i temi del lavoro, come è naturale per un partito popolare”. Era un sostegno atteso (”Con Bersani c’è una lunga consuetudine di rapporti”, aveva del resto spiegato una settimana fa al Foglio il segretario della Cgil ), ovviamente cercato e che tuttavia pone subito un problema: il fatto che, visti dalla Cgil, Bersani e il suo grande elettore, Massimo D’Alema, non sono la stessa cosa e che le idee dell’ex presidente dei Ds in materia di lavoro sono piuttosto distanti dai termini prudentissimi della mozione congressuale di Bersani che si limita ad auspicare il superamento del dualismo (precari e non) nel mercato del lavoro. Qualche settimana fa, alla presentazione del quaderno di ItalianiEuropei dedicato al lavoro D’Alema, ha appoggiato il contratto unico nella versione hard di Pietro Ichino che prevede l’eliminazione dell’articolo 18 nell’ambito del progetto per la transizione alla flexsecurity. “E’ il D’Alema del ‘98″, chiosava con entusiasmo in quella sede il direttore della rivista della Fondazione dalemiana Massimo Bray riferendosi agli anni delle sfide dell’ex premier alla Cgil cofferatiana. In effetti l’intera monografia di questo mese compone una critica al sindacato che D’Alema aveva peraltro esplicitato, nel dibattito con Ichino, Giuliano Amato, Tiziano Treu e il cigiellino molto riformista e dalemiano Agostino Megale, invitando la Cgil ad avere più coraggio. Compreso quello di non difendere lo status quo: “Il sindacato doveva varare la riforma dei contratti sette anni fa”. Ancor più significativamente, quando Amato aveva dichiarato senza esitazioni di preferire la proposta Ichino a quella di Tito Boeri, ancora contratto unico, ma a tempo indeterminato (senza smantellare l’articolo 18), D’Alema aveva annuito facendo oscillare con forza la testa. Nella preferenza per la proposta del giuslavorista rispetto a quella del direttore della Fondazione De Benedetti qualcuno è arrivato a leggere l’insofferenza dalemiana per l’impulso all’eterodirezione tipico di Repubblica. Al di là degli eccessi analitici, è incontrovertibile che dire Ichino significa dire qualcosa di inaccettabile per la Cgil che vede perfino nella più morbida proposta Boeri il rischio di una limitazione dei diritti e che nelle sue varianti più riformiste arriva al massimo ad accogliere l’idea che il dualismo nell’accesso al mercato del lavoro va superato, con qualche eccezione nelle aperture, isolate, di Carlo Podda. La squadra che ha scritto la mozione Bersani ha tenuto conto delle difficoltà: “La contrattazione dovrà assicurare il potere d’acquisto e distribuire meglio il guadagno di produttività”, è scritto. Il tasso di genericità torna più utile della precisione dalemiana in un momento in cui, come spiegano i bersaniani, l’importante è fare massa critica e la forza della Cgil è necessaria – al netto di inevitabili divisioni – alle primarie per battere Franceschini e subito dopo come rafforzamento dell’opposizione a Berlusconi e antidoto alla Lega, per le regionali. Non è un caso che Epifani abbia motivato la sua adesione alla mozione Bersani proprio con lo slogan “radicamento sul territorio”. “Quello di Epifani sembra un endorsement dettato più da un calcolo personale che da una scelta di contenuto”, osserva maliziosamente più d’uno anche in area Cgil. E’ stato già scritto che la posta in gioco sarebbe la candidatura alla presidenza della regione Umbria nonostante Epifani abbia assicurato che al termine del mandato si occuperà solo di studi e ricerche. Esponenti della mozione Franceschini ricordano l’amicizia tra Epifani e Veltroni. E anche che il segretario della Cgil alle primarie del 2007 si tenne fuori nel nome dell’autonomia del sindacato. Per Bersani una consolazione dopo le pene dell’applausometro.