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UNA VOCE RAGIONEVOLE PER IL “NO”

Un cattolico democratico apprezza il ragionamento da me proposto a sostegno del Sì al referendum, ma nondimeno prende posizione in senso opposto considerando che questa riforma costituzionale è monca – Gli rispondo che quattro anni fa molti votarono No per il motivo inverso: i veti incrociati rischiano di impedire l’avvio di qualsiasi riforma

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Lettera di Nino Labate pervenuta il 17 agosto 2020, a seguito della pubblicazione sul quotidiano
Il Foglio del mio articolo Referendum: i motivi seri del Sì [1] – La mia risposta.
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Nino Labate

Caro professore Ichino, devo alla lodevole Rassegna Stampa di Ceccanti la possibilità di leggere ogni tanto i suoi ottimi articoli. E, data  la stima che nutro verso di lei, non me li perdo.

Mi sono formato e appartengo a quella generazione – ormai consegnata alla storia… benché qualcuno provi a farla uscire  dai libri(!)  – di cattolici democratici. E, innamorato della sociologia, porto sempre con me l’insegnamento di Sturzo relativo all’agire politico: prima osservare e studiare bene la complessità sociale e la situazione, e solo dopo intervenire e fare proposte per RI-formarla e rinnovarla. Ebbene mi creda, questa ovvia raccomandazione l’ho voluta vedere nella sua analisi sul  referendum.

Non è  costruita sul vuoto e sulle banalità  che circolano, da  lei peraltro accennate (la casta, i soldi, ecc.), ma,  pur essendo schierata sul SI’,  è   nello stesso tempo problematica. Pur  avendo votato SI’ al Referendum sul bicameralismo “…di Renzi ” – ahimé  così lo ha incautamente definito – mi trovo oggi costretto a votare un NO, perché da non  studioso la considero anch’io una riforma… “monca”. Avrei preferito una riforma di sistema, e non una riforma secca solo sul numero dei parlamentari.

Mi sbaglierò,  ma è una riduzione che (oggi) mi preoccupa molto. Dato il clima sovranista , di ” pieni poteri ” e di silenzioso dispotismo che (oggi) registriamo,  non solo in Italia, teso a svuotare il Parlamento dalle sue democratiche e sacrosante funzioni. E che ai  tempi di Prodi e Veltroni, se non anche  prima,  era inesistente.

Infine è  giusto che lei sappia che avendo letto diversi  articoli  sul SI’,  è  la prima volta che ne leggo uno  in tutta la sua complessità  e nelle sue varie sfaccettature. Non semplifica e riduce. E soprattutto indica il lavoro che rimane da fare nel caso in cui vincesse il SI . Complimenti.

Accetti un saluto con la stima di sempre

Nino Labate  (Roma)

Ringrazio Nino Labate di questo messaggio. Sul cui contenuto mi limito a dire che anch’io avrei preferito la riforma più organica e articolata che il Parlamento aveva approvato nel corso della XVII legislatura; ma quella è stata bocciata proprio con la motivazione secondo cui era “troppo ambiziosa”, che ciascun singolo passaggio andava discusso partitamente, in modo da non costringere il Parlamento e poi gli elettori ad approvare o respingere l’insieme dei cambiamenti in blocco. Se dunque, ora che – con mio dispiacere – si sta procedendo passo per passo (oggi la riduzione dei parlamentari, subito dopo la modifica corrispondente della norma costituzionale sulla partecipazione delle Regioni all’elezione del Capo dello Stato e la opportuna modifica dei regolamenti parlamentari, ecc.), votiamo no perché preferiremmo la riforma complessiva, più articolata e ambiziosa, questi veti incrociati finiscono col bloccare qualsiasi cambiamento.    (p.i.)

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