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CONTRATTO DEI RIDER: “PIRATA” O NO, CE N’È URGENTE BISOGNO

Il nuovo ccnl ha lacune e difetti; ma è il primo al mondo per il settore, e garantisce alcuni diritti essenziali: un passo avanti notevole – Inoltre salva il settore dalla paralisi cui sarebbe stato altrimenti condannato dal d.-l. n. 101/2019

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Editoriale telegrafico per la
Nwsl n. 528, 21 settembre 2020 – In argomento v. anche il mio articolo pubblicato il 25 ottobre 2019 su lavoce.info, Per proteggere i rider si aboliscono le collaborazioni autonome [1]   .
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[2]Il decreto n. 101/2019 aveva stabilito che i c.d. rider possono anche essere qualificati come lavoratori autonomi, ma devono comunque essere assoggettati alla disciplina generale del lavoro subordinato, con l’aggiunta di un divieto drastico della retribuzione a cottimo. L’applicazione di questa regola, evidentemente incompatibile con le caratteristiche del platform work, veniva però sospesa per un anno, consentendo che nel frattempo intervenisse un contratto collettivo a dettare una disciplina più adatta a questa forma di organizzazione del lavoro. AssoDelivery, che rappresenta quasi tutte le imprese del settore, a primavera tenta di stipulare il contratto-salvezza con Cgil-Cisl-Uil; le quali però pongono come condizione che il lavoro dei rider venga qualificato a priori come subordinato e assoggettato al ccnl della logistica, mostrando così di non aver capito la peculiarità del settore. AssoDelivery si rivolge allora a una associazione che rappresenta un migliaio di rider, e che nel frattempo ha aderito all’Ugl; e stipula con questa martedì scorso un ccnl [3] che, insieme ad alcune altre cose rilevanti, prevede:
– uno standard retributivo orario minimo di 10 euro;
– laddove la retribuzione si rapporti al numero delle consegne, il suo proporzionamento al tempo necessario per eseguirle, in modo da non violare il minimo orario;
– alcune maggiorazioni in relazione a lavoro notturno, maltempo e altre circostanze.

Il contratto ha diverse lacune e difetti. Ma è pur sempre il primo del settore. E lo salva dalla paralisi cui sarebbe stato altrimenti condannato a fine ottobre dal d.-l. n. 101/2019. A me sembra un buon motivo per salutarlo con, pur cauta, soddisfazione. Invece nel giro di 48 ore sia il ministero del Lavoro [4] sia Cgil-Cisl-Uil [5] lo hanno bollato come “contratto-pirata” (sul punto torno oggi con un articolo più ampio su lavoce.info [6]). Questa volta è il caso di dire: se davvero, a causa dell’inerzia di Cgil Cisl e Uil, occorre un pirata per evitare la paralisi, fortuna che ce n’è qualcuno in circolazione!

 

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