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DUE RUOTE QUASI DIVINE

Nella storia dell’homo sapiens la bicicletta è la sola grande invenzione che non porta con sé alcuna minaccia per il suo inventore né per il mondo che lo circonda

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Testo per la locandina della mostra
La bicicletta promossa dal Centro dell’Incisione (Alzaia del Naviglio Grande 66, ovviamente a Milano) che aprirà i battenti nel prossimo novembre – Sul Centro dell’Incisione e l’opera di Gigi Pedroli, che ne è il fondatore e l’anima da quasi mezzo secolo, v. Il segreto del Naviglio Grande [1].
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N [2]ella storia dell’homo sapiens la bicicletta è la sola grande invenzione che non porta con sé alcuna minaccia per il suo inventore né per il mondo che lo circonda. Non una macchina che sostituisce la persona, ma una macchina che ha bisogno delle sue gambe e delle sue braccia. Non un motore che si nutre di energia sottratta alla Terra e restituita in forma di fumi velenosi, ma un attrezzo che fa delle stesse membra umane un motore veloce e pulitissimo. Non un ammasso di acciaio che invade ogni spazio della città e snatura la campagna, ma il trionfo della leggerezza, che all’occorrenza scompare in un cespuglio. Non il meccanismo misterioso che solo l’esperto conosce e sa aggiustare, ma il miracolo di due soli ingranaggi e una catena che girano sotto i tuoi occhi, senza nulla nascondere e senza fermarsi mai; e se anche te ne dimentichi in una cantina o una soffitta, dopo un anno o cinque o dieci ripartono come se fossero stati fermi solo un giorno. Non il rombo assordante dell’auto, del treno, dell’aereo, ma un fruscìo discreto che arriva soltanto all’orecchio della persona intenta a pedalare, per la sua delizia, combinandosi con la carezza dell’aria che scorre sulla sua pelle. Chi l’ha inventata, probabilmente non lo sapeva: non poteva immaginare che stava nascendo tra le sue mani qualche cosa di quasi divino.

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