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IL VACCINO E LA RESPONSABILITÀ DEL DATORE DI LAVORO

Il dovere di proteggere la salute dei dipendenti, e anche di altre persone che per qualsiasi motivo frequentino l’azienda, grava su tutti i datori di lavoro, privati e pubblici: tutti, pertanto, dovranno esigere la vaccinazione dei dipendenti, quando questi operino in situazioni di possibile trasmissione dell’infezione

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Intervista a cura di Fabio Geraci pubblicata sul Giornale di Sicilia il 30 dicembre 2020 – In argomento v. anche Liberi sul vaccino, ma non a rischio degli altri [1]  .

 

Scarica la pagina del [2] [3] Giornale di Sicilia [2]
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[4]Professor Ichino, autore di un libro fresco di stampa intitolato L’intelligenza del lavoro (Rizzoli) nel quale si parla anche di questo tema, in una recente intervista ha sostenuto che si può licenziare chi non si vaccina. Può spiegarci come e perché visto che il vaccino finora non è obbligatorio?
Questo è un modo un po’ forzato di presentare la tesi che ho sostenuto.

Vuole precisarla lei?
Ho sostenuto che a norma del codice civile ogni datore di lavoro, pubblico e privato, ha il dovere di adottare tutte le misure consigliate dalla scienza e dall’esperienza per proteggere la salute e il benessere dei propri dipendenti. Se dunque la scienza e l’esperienza indicano la vaccinazione come la misura più efficace contro la diffusione del Covid-19…

Ma la vaccinazione non è ancora disponibile se non per pochissimi.
E infatti imporla oggi sarebbe irragionevole. Ma nel giro di qualche settimana sarà disponibile per medici e infermieri: quel che sostengo è che ogni ospedale e ogni casa di cura privata dovranno chiedere ai propri medici e infermieri di vaccinarsi, per la protezione loro e dei pazienti.

La regola vale per tutti o ci sono categorie che, più di altre, hanno l’obbligo e il dovere di vaccinarsi?
Il caso dei medici e degli infermieri è il primo e più importante. Ma, finché la pandemia non sarà stata definitivamente debellata, un problema del tutto analogo si porrà per tutti gli addetti a bar, alberghi e ristoranti, agli altri esercizi pubblici, ai trasporti, e così via. E, più in generale, dovunque ci sia una pluralità di persone che lavorano a stretto contatto tra loro.

[5]Ma dicono che la vaccinazione non escluderà che si possa essere ancora portatori del virus e quindi del rischio di infezione per le persone con cui si entra in contatto.
Il vaccino Pfizer, di cui si sta incominciando la distribuzione, non azzera il rischio di essere portatori del virus; ma lo riduce molto, eliminando la possibilità di essere diffusori di forti cariche virali in quanto si sta incubando la malattia. Per questo anche questo è una misura efficacissima di contenimento del contagio.

La regola di sicurezza di cui Lei parla si applica solo nelle società private o anche negli enti pubblici?
Il dovere di proteggere la salute dei dipendenti, e anche di altre persone che per qualsiasi motivo frequentino l’azienda, sia essa una fabbrica o un ufficio, grava su tutti i datori di lavoro, privati e pubblici.

Non occorre una legge o un provvedimento del Governo per attivare questo obbligo?
Tutti i datori di lavoro sono tenuti alla valutazione del rischio e all’adozione delle misure necessarie per neutralizzarlo. Ciascun ente o impresa dovrà valutare, per ciascuna posizione di lavoro, se esiste un rischio di contagio; e, se il rischio c’è, farà bene a discuterne con il Responsabile per la Sicurezza, con il Medico competente, con il Rappresentante dei Lavoratori per la sicurezza e con le Rappresentanze sindacali. Ma se anche questi soggetti dovessero defilarsi, la responsabilità finale ricadrebbe comunque sul titolare dell’organizzazione.

E se un dipendente rifiuta la vaccinazione?
Occorrerà valutare le ragioni che la persona interessata adduce. Se sono ragioni serie di carattere medico, dovrà essere esentata. Un buon motivo per esentarla può essere anche il fatto che lavori in una posizione isolata, a basso rischio di trasmissione del contagio. Ma se un buon motivo non c’è, si pone un grosso problema per la prosecuzione del rapporto di lavoro.

La conseguenza può essere solo il licenziamento o possono essercene anche altre?
Come nel caso del dipendente che rifiuta l’uso dei mezzi di protezione obbligatori, anche in questo caso ci può essere una gradualità di provvedimenti. Un primo provvedimento può essere la sospensione; ma se il rifiuto si protrae non vedo alternative.

Il vaccino, però, non è obbligatorio. La Costituzione prevede libertà di scelta e rifiuto della terapia.
L’articolo 32 della Costituzione sancisce tuttavia anche, e per primo, il principio di tutela della salute di tutti. Libero ciascuno di rifiutare la vaccinazione; ma non di continuare a lavorare, se questo mette a rischio la salute di altri.

[6]Non c’è il rischio che l’imprenditore se ne approfitti per far fuori le persone sgradite?
Le persone sgradite hanno gli stessi doveri verso i colleghi e verso gli utenti che hanno tutti gli altri dipendenti. Se violano questi doveri, devono mettere in conto il rischio di perdere il posto.

Non sarebbe più semplice dichiarare obbligatorio il vaccino anti Covid per legge?
Concordo: una legge che lo stabilisse esplicitamente sarebbe opportuna, data la gravità della pandemia. Ma capisco le difficoltà che incontrerebbe per proporla un Governo nella cui maggioranza i “no-vax” oggi hanno tanto peso. Dunque dobbiamo farci bastare le leggi esistenti, che comunque sono sufficienti per risolvere il problema in modo ragionevole.

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