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SETTE PUNTI PER IL “PATTO” PROPOSTO DA DRAGHI

Che cosa implica riconoscere che non può esserci lavoro buono senza buona impresa: mobilità verso le impresa più capaci di valorizzare il lavoro, attrazione dei piani industriali migliori da qualsiasi parte arrivino – Ma solo un sistema di relazioni industriali forte e autorevole può adottare e attuare questa linea

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Editoriale per la
Nwsl n. 550, 27 settembre 2021, sollecitato dalla lettura dell’articolo di Claudio Negro, Il penultimatum di Cgil Cisl e Uil a Draghi [1] – In argomento v. anche la mia intervista pubblicata dal quotidiano francese [2]Le Figaro [2] il 30 giugno scorso 

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Il premier Draghi con i leader di Cgil, Cisl e Uil

Propongo a Confindustria e Cgil Cisl e Uil di articolare il “Patto per l’Italia”, al quale il premier Draghi le sollecita, nei sette punti che seguono.

  1. Le Parti si danno reciprocamente atto che non può esserci buon lavoro senza un buon imprenditore. L’aumento della produttività e quindi della retribuzione del lavoro deve essere perseguito anche favorendo in tutti i modi la transizione delle persone dalle aziende in crisi a quelle maggiormente produttive, dove il lavoro è meglio valorizzato.
  2. Per questo è indispensabile attrezzare il mercato del lavoro – come previsto nel PNRR – con servizi di assistenza alla mobilità; e, prima ancora, servizi di orientamento scolastico e professionale, informazione, formazione mirata alle opportunità effettivamente esistenti di cui sia rilevato sistematicamente il tasso di coerenza con gli sbocchi occupazionali effettivi. Questi servizi saranno assicurati dalla cooperazione tra la rete dei Centri per l’Impiego e gli operatori specializzati accreditati. Dove le Regioni si mostrino non in grado di soddisfare gli standard di efficacia stabiliti per questi servizi, interverrà direttamente l’Anpal in via sussidiaria.
  3. Le Parti si impegnano a svolgere un ruolo di protagoniste nell’attuazione del punto 2, e in particolare nella promozione della occupabilità, mobilità e capacità di scelta delle persone nel mercato, anche promuovendo strutture proprie capaci di accreditarsi come fornitrici dei servizi necessari per questo.
  4. Le Parti assumono – e concordemente indicano al Governo – come obiettivo da raggiungere entro un biennio, attraverso il suddetto potenziamento ed efficientamento della rete dei servizi al mercato del lavoro, la riduzione di almeno una metà dei giacimenti occupazionali inutilizzati, costituiti da posti che restano a lungo scoperti per la difficoltà di incontro fra domanda e offerta di lavoro.
  5. In coerenza con gli obiettivi enunciati, per i casi di crisi aziendale irreversibile deve essere potenziato il trattamento di disoccupazione; deve, per converso, essere contrastato l’uso della Cassa Integrazione nei casi in cui non vi è alcuna possibilità di ripresa del lavoro nella vecchia azienda, perché questo frena la transizione verso il lavoro migliore, invece di promuoverla.
  6. In funzione dell’aumento di buona domanda di lavoro e della possibilità di scelta delle persone nel mercato, deve essere favorito in tutti i modi l’afflusso in Italia degli imprenditori migliori, da qualsiasi Paese vengano, purché portatori di buoni piani industriali.
    • Anche per questo le Parti danno concorde avviso comune al Governo affinché la pressione fiscale venga ridotta su lavoro e impresa, se necessario compensando il minor gettito con uno spostamento dell’imposizione sul consumo, nonché – in misura progressiva – sulle rendite immobiliari e possibilmente anche su quelle mobiliari.
    • L’afflusso dei buoni investimenti deve essere favorito anche attraverso la promozione della contrattazione aziendale dei piani industriali innovativi, sia sul piano dell’organizzazione del lavoro, sia su quello della struttura della retribuzione.
    • La possibilità di scommessa dei lavoratori sui piani industriali innovativi implica anche una forte promozione di tutte le forme di partecipazione dei lavoratori nell’impresa, come previsto dall’articolo 46 della Costituzione. A questo fine le Parti danno concorde avviso al Governo affinché venga urgentemente ripreso l’iter del disegno di legge sulla partecipazione dei lavoratori nelle aziende, interrottosi alla fine della XVII legislatura e non ripreso nella XVIII.
  7. Le Parti infine sottolineano l’urgenza del rafforzamento del sistema italiano delle relazioni industriali, che passa necessariamente attraverso una legge sul controllo della rappresentatività delle associazioni firmatarie dei contratti collettivi, cui dovrà essere condizionata l’efficacia dei contratti stessi, in coerenza con quanto stabilito dagli Accordi interconfederali che regolano la materia. Per questo le Parti danno concorde avviso comune al Governo affinché prenda l’iniziativa della riscrittura dell’ultima parte dell’articolo 39 della Costituzione, in modo da eliminare l’ostacolo che da oltre 70 anni impedisce l’emanazione della necessaria disciplina legislativa della materia.

Cgil, Cisl, Uil e Confindustria possono ovviamente dissentire su ciascuno di questi punti; ma se vogliono fare qualche passo avanti concreto sulla strada del “Patto”, superando la fase delle frasi generiche che coprono il sostanziale opportunismo e sanciscono l’irrilevanza del sistema delle relazioni industriali [1] per il governo del Paese, sarebbe necessario che spiegassero che cosa propongono di diverso e perché.

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