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MA QUALE EUTANASIA? IL (COLPEVOLE) INGANNO REFERENDARIO

Il quesito bocciato dalla Corte costituzionale avrebbe reso legittima l’uccisione del consenziente anche quando si fosse trattato di persona perfettamente sana, anche quando il consenso fosse stato dato per denaro

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Secondo editoriale telegrafico per la
Nwsl n. 560, 17 febbraio 2022 – In argomento v. anche il mio intervento in Senato del 10 febbraio 2009 sul caso Englaro,  Dove la coscienza di ogni persona è sovrana [1] 

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Se il referendum fosse stato ammesso dalla Consulta e fosse prevalso il “Sì”, l’articolo 579 del codice penale sarebbe stato riscritto in questo modo:

Chiunque cagiona la morte di un uomo, col consenso di lui, è punito con le disposizioni relative all’omicidio se il fatto è commesso: 1) contro una persona minore degli anni 18; 2) contro una persona inferma di mente […]; 3) contro una persona il cui consenso sia stato dal colpevole estorto con violenza, minaccia o suggestione, ovvero carpito con inganno.

Dunque, salvi i casi del minorenne, dell’infermo di mente e del turlupinato, l’omicidio della persona consenziente sarebbe stato riconosciuto come sempre pienamente legittimo. Non soltanto – si badi bene – di una persona malata che soffre gravemente: anche di una persona qualsiasi, sana come un pesce. “Quella persona mi ha chiesto di ucciderla e la ho accontentata: che cosa ho fatto di male?”.

[2]In questa “riforma” dell’articolo 579 del codice penale che si è tentato di far passare per via referendaria l’eutanasia del malato terminale è soltanto un caso particolare: l’effetto principale della modifica proposta sarebbe stato quello di legittimare anche il gioco macabro o il rito satanico il cui copione comportasse la disponibilità di uno dei partecipanti a farsi sopprimere; oppure il contratto col quale una persona vendesse la propria vita, per esempio  in cambio di denaro per i propri figli. E però gli organi di informazione – tutti! – lo hanno fino a ieri presentato come il “referendum sull’eutanasia”, inducendo a sottoscriverlo più di un milione di persone. Se la Corte costituzionale non lo avesse bocciato (come ha fatto sacrosantamente, perché neppure una maggioranza elettorale schiacciante può legittimare il rito satanico assassino, o il contratto con cui una persona vende la propria vita), stante il pessimo lavoro fatto su questo tema dai media, questo referendum avrebbe anche rischiato di raccogliere nelle urne una maggioranza di “Sì”. I grandi fautori del metodo referendario – radicali in testa a tutti – farebbero bene a riflettere a fondo su questo grave incidente di percorso.

E ora, come la stessa Corte costituzionale chiede, il Parlamento faccia la sua parte mettendo a punto e approvando la legge sul fine vita.

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