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È UN BEL REBUS! – 6. LE CORONE NON SONO TUTTE UGUALI

Re, principi, duchi, marchesi, conti e baroni compaiono frequentemente come “chiavi”; e per lo più ciò che li distingue è la forma dell’insegna nobiliare che indossano

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Sesta lezione del corso che viene pubblicato bisettimanalmente dalla
Gazzetta di Parma, 22 maggio 2022V. anche la quinta lezione [1], dalla quale è possibile risalire a ciascuna delle precedenti

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Tra i segni e gli indizi ai quali – come abbiamo visto nell’ultima puntata – occorre prestare attenzione per arrivare alla soluzione, rientra con una certa frequenza la corona che uno o più personaggi portano in testa. Nel mondo dei rebus vale la regola per cui ogni corona in testa a un nobiluomo o a una nobildonna deve indicarne con precisione il grado di nobiltà: re, principe, duca, marchese, conte, barone, ecc. Saper distinguere le corone nobiliari, quando esse compaiono nell’immagine, è dunque indispensabile per trovare la soluzione. Come nel gioco di Minigame (Fabio Magini) che possiamo riprodurre qui per gentile concessione de La Stampa.

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La prima parola della soluzione, di 5 lettere, si trova subito facilmente, poiché sappiamo che nei rebus le vecchiette, soprattutto se con bimbi intorno, sono “ave”: dunque, “ave RE”. Si tratta ora di decifrare le chiavi costituite dai due nobiluomini GNO e TO: il solutore esperto nota subito che essi indossano due corone diverse e cerca nel prontuario araldico il titolo cui esse corrispondono. Poiché non tutti hanno a disposizione un prontuario araldico, alla pagina 89 del libro L’ora desiata vola (Bompiani, 2021), dedicato agli apprendisti di questo gioco, ho riportato le immagini delle corone che negli stemmi nobiliari indicano il titolo nobiliare; un altro sussidio cui si può fare ricorso è Google. In un modo o nell’altro, insomma, sulla base della forma della corona accertiamo che GNO è un conte, mentre TO è un duca. A questo punto, scartato “GNO conte”, abbiamo subito la seconda parola della soluzione, di 8 lettere: “conte GNO”. Per la terza (7 lettere), scartato “TO duca”, abbiamo un “duca TO” che, venendo dopo la parola “contegno” deve con tutta evidenza essere preceduto dall’iniziale “e”. Dove reperirla? La troviamo aggiungendo una “e” accentata, come voce del verbo essere, alla chiave “duca”: “è duca TO”.

Dunque: ave RE, conte GNO, è duca TO = Avere contegno educato.

Resta solo da sottolineare la piacevole singolarità di un mondo nel quale può accadere a due nonnine con nipote per mano di incontrare, a passeggio, un duca e un conte in tenuta appropriata e con tanto di rispettive corone in testa, che chiacchierano amabilmente tra loro. È il mondo dei rebus.

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Sono invece due corone principesche quelle che compaiono in un rebus a firma Fiocchi Rosa (Ignazio Fiocchi Nicolai e Francesco Rosa), a buon titolo considerato uno dei più meravigliosi che siano mai stati creati, che possiamo riprodurre qui per gentile concessione della Settimana Enigmistica:

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Come tutti i rebus più difficili, il diagramma collocato sopra l’immagine fornisce la scansione della “prima lettura” accanto a quella della frase risolutiva. La scena è ambientata in una festa in maschera. La chiave – individuata soltanto da un asterisco – è costituita dall’azione compiuta da una dama fiancheggiata da due servitori: scostando la mascherina, essa mostra la propria faccia a due ragazzini in costume. Poiché la prima lettura si apre con due parole di 6 lettere ciascuna seguite da una di 4 lettere, si può pensare che esse siano “faccia mostra dama”, da cui si traggono tre possibili prime parole della soluzione: “facciamo strada, ma…”. Il seguito della soluzione è alla portata soltanto di solutori espertissimi, capaci di osservare che la dama ha con sé due servitori, dunque è “con servi”; e i due ragazzini mori a cui si rivolge hanno entrambi in testa una corona da principe: dunque “a moretti prìncipi”.

Donde la strepitosa metamorfosi testuale: Faccia mostra dama con servi a moretti prìncipi → Facciamo strada, ma conserviamo retti princìpi.

Si osservi come questa soluzione, che consta di ben sei parole per un totale di quaranta lettere, sia ottenuta, senza l’aggiunta di alcun grafema, con il solo spostamento delle cesure nella sequenza della prima lettura. Un miracolo ineguagliato in tutta la pur ricchissima storia del rebus!

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