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LA MISURA PIÙ OVVIA, CHE NESSUN PARTITO PROPONE

Gran parte delle promesse elettorali, anche delle più generose, potrebbe essere considerata realizzabile, e non utopistica, se accompagnata dal solo provvedimento capace di ridurre drasticamente l’evasione: la messa al bando del contante

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Fondo pubblicato sulla
Gazzetta di Parma il 21 agosto 2022 – In argomento v. anche il mio editoriale telegrafico del 19 ottobre 2020 A proposito di lotta all’evasione e moneta digitale [1]

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[2]In questo agosto reso rovente più ancora che dall’anticiclone delle Azzorre da una inedita campagna elettorale estiva, i partiti fanno a gara a chi promette di più: allo slogan del raddoppio delle pensioni minime risponde quello della mensilità in più per chi lavora; allo slogan della flat tax al 15 per cento risponde quello dell’azzeramento dell’irpef e/o dei contributi previdenziali per tutti i minori di trent’anni. Guarda caso, sempre una riduzione della pressione fiscale. Se poi si va a chiedere ai promittenti come copriranno la relativa perdita di gettito, la risposta è per lo più: “con la lotta all’evasione”; ma con quali armi questa lotta debba essere combattuta e vinta, è un punto su cui le risposte mancano o si fanno del tutto vaghe.

Eppure una risposta ci sarebbe, e per nulla demagogica; anzi, molto realistica e di attuazione relativamente facile. Basterebbe una legge che abbassasse progressivamente il tetto dei pagamenti in contanti, nell’arco di due o tre anni, dai 2.000 euro attuali a 100, e ad altrettanto il tetto dei prelievi Bancomat; vietasse il pagamento in contanti di qualsiasi retribuzione od onorario; promuovesse una grande campagna per convincere i cittadini che pagare tutto col  bonifico o la tessera, anche il caffè al bar e il giornale all’edicola, è un atto civico e di grande modernità, mentre l’uso del contante è roba del secolo scorso, che oggi serve solo ai malavitosi. Una legge come questa ridurrebbe l’evasione fiscale drasticamente; e poiché questa è valutata in oltre 100 miliardi di euro l’anno, consentirebbe di finanziare credibilmente anche le promesse elettorali più generose e ardite, lasciando ancora un buon margine per una drastica riduzione del deficit di bilancio e in prospettiva del debito pubblico. L’Italia sanerebbe una sua piaga storica.

Una misura siffatta, però, non viene inserita nei programmi elettorali di alcuno dei partiti in lizza. Certo non in quelli del Centro-Destra, dove si propone il contrario – ovvero l’aumento del limite massimo dei pagamenti in contante – e prevale semmai la parola d’ordine della “pace fiscale”, che significa in sostanza una strizzata d’occhio agli evasori con la promessa implicita dell’ennesimo condono e l’altrettanto implicito (ma mica tanto) messaggio di solidarietà nei confronti di chi le tasse le paga meno del dovuto o non le paga del tutto. Non nel programma elettorale del nuovo Terzo Polo liberal-democratico, dove questa misura viene tacciata di essere “illiberale” perché consentirebbe il tracciamento di qualsiasi spesa compiuta da ogni cittadino: ma se si concorda che tutte le retribuzioni e le transazioni debbano essere assoggettate al fisco, sarà pur necessario che tutte siano conoscibili da parte del fisco, a meno che non si voglia tutelare principalmente la libertà e la privacy degli evasori. Non, infine, nel programma elettorale del Partito Democratico, che pure è la forza politica in linea di principio più favorevole a una misura del genere di quella sopra delineata: il fatto è che esso è erede, nel bene e nel male, di quello stesso Centro-Sinistra che tra il 1996 e il 2001 ebbe tra gli uomini di punta dei suoi Governi Vincenzo Visco, ideatore e attuatore di interventi molto incisivi per l’ammodernamento del sistema fiscale italiano e contro l’evasione, odiato dunque dai molti evasori che ne furono colpiti e qualificato da Giulio Tremonti come “il Dracula messo a capo delle Finanze”. Nel 2001 furono in molti, anche a sinistra, a imputare al rigore fiscale del ministro Visco la sconfitta elettorale del Centro-Sinistra; nella cui cultura politica si è così radicata una valutazione negativa di quella stagione di politica fiscale (della quale, invece, esso dovrebbe andare fiero).

La riduzione drastica della circolazione di contante è la strada giusta. Se la pressione fiscale in Italia è eccessiva, ma è concretamente possibile ridurla rendendo impossibile l’evasione, il compito della buona politica dovrebbe consistere proprio in questo: spiegare agli elettori che l’uso obbligatorio e generalizzato della “moneta di plastica” è un passaggio ineludibile perché le imposte siano pagate da tutti. E perché possano così essere ridotte davvero, non solo nelle promesse elettorali.

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