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IL BIVIO DEL VOTO SULLE SANZIONI ALL’UNGHERIA

Se, a causa di un (per ora solo ipotetico) voto contrario dell’Italia, il Consiglio UE non riuscisse ad adottare la sanzione proposta dal Parlamento di Strasburgo contro l’Ungheria, si aprirebbe una crisi grave e paralizzante in seno alla UE: esattamente quello che Putin desidera

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Fondo publicato sui quotidiani
l’Adige e Alto adige il 2 ottobre 2022 – In argomento v. anche il mio editoriale del 7 agosto 2022, Che cosa è in gioco il 25 aprile [1] ..

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[2]Un primo passo assai rilevante verso il disfacimento o quanto meno la paralisi dell’Unione Europea, ultima speranza di Vladimir Putin, potrebbe essere il diniego da parte del nuovo Governo italiano del consenso necessario in seno al Consiglio UE per l’applicazione della sanzione contro l’Ungheria di Orbàn. Se il Consiglio UE, che si riunirà tra poche settimane, non riuscisse ad adottare questa sanzione per il voto contrario dell’Italia, l’autorevolezza della UE ne uscirebbe pesantemente ridimensionata: d’ora in poi qualsiasi Stato-membro potrebbe sentirsi legittimato a disattenderne le regole e persino i principi costituzionali. Se su questo punto Roma sceglierà il voto negativo, questo significherà che Giorgia Meloni ha deciso di esplicitare subito l’abbandono dell’asse con Parigi e Berlino e di inaugurare l’asse Roma-Budapest-Varsavia.

Non si vede, però, come una scelta simile possa essere fatta propria da Forza Italia, che rischierebbe di porsi in questo modo fuori dal Partito Popolare Europeo ed esordirebbe nel nuovo esecutivo con una plateale rinuncia al ruolo che si era assegnata di “garante dell’europeismo” del nuovo Governo. D’altra parte la nuova coalizione non può fare a meno di Forza Italia. È ben possibile, dunque, che Giorgia Meloni decida saggiamente di far buon viso a cattivo gioco, anche per non rendere difficilissimi tutti i delicati passi immediatamente successivi del suo Governo a Bruxelles e a Francoforte, quando emergerà con evidenza l’indispensabilità dell’ombrello europeo per la gestione del nostro debito pubblico.

Questo passaggio molto delicato, atteso tra breve, dirà dunque subito moltissimo sulla prospettiva di tenuta, o no, della UE nonostante la drastica svolta della politica italiana. Se l’Italia approverà la proposta della Commissione, sarà il segno che il tessuto connettivo tra i Paesi maggiori dell’Unione è in grado di reggere ai piccoli e grandi terremoti politici sempre possibili in seno a ciascuno dei Paesi membri; ed è più forte delle spinte centrifughe. Se invece l’Italia si schiererà con l’Ungheria, questo aprirà in seno alla UE una crisi politica molto pericolosa, potenzialmente destrutturante, e Vladimir brinderà a Giorgia.

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