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PER CAPIRE MEGLIO COME SI COSTRUISCE LA PACE

“Bene che gli ucraini ricevano le armi di cui necessitano per respingere l’invasore, basta che sul pacco il nome del mittente non sia il mio” – La sola garanzia della pace è il modello liberal-democratico della società aperta

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Editoriale telegrafico per la
Nwsl n. 575, 7 novembre 2022 – In argomento v. anche Il bivio del voto sulle sanzioni all’Ungheria [1]  .

[2]Da un sondaggio dell’Università di Siena emerge che la stragrande maggioranza degli italiani ritiene che la responsabilità della guerra sia dell’invasore russo e si sente solidale con gli ucraini, riconoscendo loro il pieno diritto di difendersi. Emerge però che una maggioranza quasi altrettanto netta sia contraria a che l’Italia fornisca armi agli ucraini; però questa maggioranza diventa minoranza se a consegnare le armi è la UE, e si assottiglia ancora di più per se a farlo è la Nato: istituzioni sovranazionali entrambe delle quali l’Italia è membro fondatore. In altre parole: bene che gli ucraini abbiano le armi di cui necessitano per respingere l’invasore, “basta che sul pacco il nome del mittente non sia il mio”.

Il risultato di questo sondaggio non soltanto mette in evidenza le contraddizioni della nostra opinione pubblica, che sono peraltro le stesse di tanta parte dell’opinione pubblica europeo-continentale, ma aiuta anche a spiegare molte cose riguardo ai rapporti dell’Italia e della UE con gli USA e la Gran Bretagna. A spiegare, in particolare, perché l’Europa continentale, a differenza degli USA e della Gran Bretagna, ha preferito chiudere gli occhi per un intero quindicennio sulla progettazione, concreta preparazione e progressiva attuazione da parte di Vladimir Putin del piano di “riconquista” dell’Ucraina, oltre che di una decina di altri Paesi confinanti con la Russia.

[3]Sono usciti proprio in questi giorni due libri illuminanti: uno di Vittorio Emanuele Parsi (Il posto della guerra e il costo della libertà, Bompiani, pp. 216,  € 17: la citazione in apertura di questo articolo è tratta dalle pp. 201-202) e uno di Alessandro Maran (Nello specchio dell’Ucraina, Nuova dimensione,  pp. 154, € 16) che spiegano con una chiarezza straordinaria non solo che cosa realmente è accaduto tra Russia e Ucraina nell’ultimo quindicennio, ma anche come è potuto accadere che l’Europa si sia lasciata cogliere totalmente di sorpresa dall’aggressione avviata il 24 febbraio. E aiuta tutti noi a capire perché oggi, come già nel 1938-40, il solo modo serio di costruire e difendere la pace sia costruire e difendere il modello liberal-democratico della società aperta a cui con tutte le loro forze gli ucraini tendono e che Vladimir Putin aborre.

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