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È UN BEL REBUS! – 27. IL “DIVIETO DI ESPOSIZIONE” VIOLATO

Nessuna parola che compaia nella prima lettura o nella soluzione può comparire scritta nell’immagine, come contenuto di un cartello, di una targa, di un’etichetta, di un fumetto, o altro; e neanche può comparirvi una parola che abbia la stessa radice – Ma per una volta anche nel “tempio” dell’enigmistica la regola è stata trasgredita

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Ventisettesima puntata della rubrica che compare ogni due domeniche sulla 
Gazzetta di Parma, 2 aprile 2023 – Qui il link alla ventiseiesima puntata della rubrica [1], dalla quale si può risalire a ciascuna delle precedenti  

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Fin dalle prime lezioni abbiamo appreso che nei rebus nessuna parola, né della “prima lettura” né della soluzione, può mai comparire scritta nell’immagine (regola che, come abbiamo visto nell’ultima lezione, ha incominciato ad applicarsi con rigore soltanto dopo la metà del secolo scorso). Tanto che oggi il solutore esperto, se nell’immagine vede una parola scritta su una targa, un manifesto, un’etichetta, o un fumetto che esce dalla bocca di qualcuno, può tranquillamente escludere che quella stessa parola, o altra che abbia la stessa radice lessicale, compaiano vuoi nella prima frase – quella che interpreta la “realtà apparente” rappresentata –, vuoi in quella risolutiva.

Ora, nel numero 4728 della Settimana Enigmistica, uscito il 3 novembre scorso, quella regola sembra essere stata violata. Il “peccato”, pur veniale, è cosa talmente eccezionale per questa rivista – a pieno titolo considerata come modello di perfezione in campo rebussistico – che merita di discuterne.

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La soluzione del rebus di Virgilio (Ernesto Limonta) è: S inossidabili; R e D attori = Sinossi d’abili redattori. Senonché per rendere inequivocabile la chiave “inossidabili”, il disegnatore ha aggiunto nell’immagine un cartello recante la scritta “ACCIAIO INOX”; e l’espressione “inox” costituisce una sorta di contrazione proprio dell’aggettivo “inossidabile/i” destinato a comparire nella prima lettura.

Per rendersi conto di quanto un evento di questo genere sia eccezionale, basti pensare che, a memoria d’uomo, la sola altra volta in novant’anni nella quale era stato rilevato un errore nel diagramma di un rebus della Settimana Enigmistica, ormai più di un quarto di secolo fa, della cosa diede notizia niente meno che il Corriere della Sera. Oggi dedichiamo al rebus di Virgilio questa puntata della rubrica non tanto per rilevare l’errore – che, ripetiamo, può considerarsi senz’altro veniale – quanto per proporre una versione dello stesso rebus debitamente emendata, a cura di Federico Mussano, uno dei maggiori studiosi dell’enigmistica italiani viventi.

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Qui la funzione di individuare la qualità delle pentole in vendita, cioè la loro non esposizione al rischio di arrugginire, è affidata al set televisivo di uno spot pubblicitario, nel quale due grandi attori – i cui nomi, per eliminare il dubbio circa questa loro qualità, sono esposti sul manifesto affisso al muro – reclamizzano il prodotto. La soluzione, ovviamente, è la stessa del gioco originario.

Certo, anche qui si fa ricorso a qualche cosa di scritto: il fumetto che esce dalla bocca di uno dei due attori. E questo può essere considerato come un difetto rispetto all’ideale del rebus moderno, nel quale, come avverte il presidente dell’Associazione Rebussistica Italiana, Marco Giuliani, “dovrebbero  parlare solo le immagini”. È vero; ma nei fumetti che questa vignetta mette in bocca a George Clooney e a Brad Pitt non compare alcuna delle parole destinate a comparire anche nella prima lettura o nella soluzione, né alcuna parola che abbia una radice lessicale o etimologica comune a una di esse.

Per altro verso, chi segue questa rubrica ricorderà la puntata – per la precisione, la 17ma – dedicata a mostrare che “ciò che non può la vignetta può il fumetto”. E proprio questa possibilità espressiva in molti casi è indispensabile per allargare il campo nel quale il nostro gioco può espandersi, senza violare le regole fondamentali.

(La prossima lezione sarà pubblicata domenica 16 aprile 2023)

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