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LA RESPONSABILITÀ (ANCHE) DEI LAVORATORI PER L’INFORMAZIONE DEGLI UTENTI SULLO SCIOPERO

Non solo impresa e sindacato, ma anche i singoli aderenti allo sciopero in un settore dei servizi pubblici essenziali sono responsabili per l’informazione preventiva cui gli utenti hanno diritto circa l’impatto dell’agitazione sul funzionamento del servizio

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Intervista a cura di Luca Roberto per il quotidiano
Il Foglio, pubblicata il 18 novembre 2025 – In argomento v. anche la mia relazione introduttiva al seminario svoltosi all’Università di Pavia [1] il 15 ottobre scorso

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Professor Pietro Ichino, come valuta l’emendamento proposto dalla maggioranza, ma poi ritirato, che mirava a introdurre un obbligo di preavviso di una settimana a carico dei lavoratori circa la loro adesione agli scioperi nel settore dei trasporti?
Chi l’ha proposto sapeva che, sulla legge finanziaria, un emendamento di questo genere sarebbe stato dichiarato inammissibile: è stata dunque una piccola provocazione, forse per tastare il terreno con l’opposizione. Ma nella sostanza l’emendamento è giusto. Direi di più: rende esplicita una regola che potrebbe già desumersi dalla legge oggi vigente.

Intende dire che sarebbe un emendamento pleonastico?
La legge sancisce il diritto degli utenti a essere informati in modo preciso con almeno cinque giorni di anticipo circa l’impatto dello sciopero sul servizio pubblico. E il Garante ha detto più volte che tutti – imprese, sindacati e anche i singoli lavoratori – sono tenuti a comportarsi in modo che questo diritto sia rispettato. Già da questo si potrebbe desumere l’obbligo per ogni persona interessata di dichiarare la propria adesione allo sciopero in tempo utile, per consentire che il diritto dell’utente sia rispettato.

Però i sindacati e i partiti di opposizione hanno parlato di attacco al diritto allo sciopero: sostengono che l’obbligo di dichiarazione preventiva dell’adesione consentirebbe la formazione di “liste di proscrizione”.
Ma l’adesione o no di una persona non è una notizia segreta: il giorno dello sciopero è sotto gli occhi di tutti, ivi compresa ovviamente l’impresa, che deve registrare il fatto anche al fine della trattenuta sulla retribuzione.

Obiettano che nel corso della settimana di preavviso l’impresa potrebbe esercitare pressioni su chi ha aderito, per indurlo a cambiare idea.
Tutti sanno che questo costituirebbe un comportamento antisindacale grave, destinato a essere immediatamente e severamente sanzionato dal giudice a norma dell’articolo 28 dello Statuto.

Lei ha sostenuto che l’inflazione degli scioperi nel settore dei trasporti mina l’efficacia di questa forma di lotta. Dovrebbero dunque essere lo stesse forze progressista  a prendere l’iniziativa per porvi un argine?
No: dico che dovrebbe essere il sistema stesso delle relazioni industriali a stabilire delle regole su questa materia, nel settore dei servizi pubblici, per ridare allo sciopero il prestigio che si è totalmente perduto con la sua riduzione a routine. Anche perché, oltretutto, nel settore dei trasporti pubblici lo sciopero-routine danneggia solo gli utenti, ma non il gestore del servizio, che al contrario ci guadagna.

Che cosa intende dire?
Nella giornata di sciopero l’azienda municipalizzata risparmia su retribuzioni, energia e carburante, usura macchine e sinistri; mentre i proventi degli abbonamenti e dei contributi pubblici non vengono decurtati.

Come potrebbe avvenie questa svolta?
La Commissione di Garanzia dovrebbe farsi promotrice di un accordo interconfederale che preveda uno scambio politico: responsabilizzazione dei committenti pubblici per il tempestivo rinnovo dei contratti collettivi, in cambio della responsabilizzazione dei singoli lavoratori per l’informazione preventiva agli utenti sull’adesione allo sciopero; abolizione delle norme sulla c.d. “rarefazione” in cambio di una regola per cui lo sciopero nel servizio pubblico deve essere preventivamente approvato almeno dal 20 per cento dei lavoratori interessati. In UK, Germania, e diversi altri Paesi europei si richiede il 50 per cento.

Però poi occorrerebbe una legge per rendere queste regole vincolanti per tutti.
No: a quel punto basterebbe che il Garante ratificasse soltanto i codici di autoregolamentazione di settore che si conformano all’accordo interconfederale. E che dove non si conformano il  Garante stesso emani in via sussidiaria la disciplina conforme.

Non le sembra una proposta un po’ troppo utopistica?
Sarà anche utopistica. Ma è l’unico modo in cui il sistema delle relazioni industriali può riaffermare il proprio ruolo, la propria autonomia; e l’arma dello sciopero può riacquistare il prestigio perduto, e così anche la propria efficacia: perché uno sciopero ridotto a routine, squalificato agli occhi dell’opinione pubblica, è comunque sempre perdente.

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