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L’EPILOGO DELLA VICENDA DEI 500 SUPERSTAGE CALABRESI

DOPO I 500 SUPERSTAGE DI 24 MESI A 1000 EURO AL MESE, CONTENUTO FORMATIVO ZERO, PARE CHE IL CONSIGLIO REGIONALE CALABRESE ABBIA DECISO DI RINCARARE LA DOSE: CONVERSIONE DEGLI STAGE IN ALTRETTANTI CONTRATTI A TERMINE TRIENNALI, IN ATTESA DI UN CONCORSO “BLINDATO”

Interrogazione presentata al ministro del Lavoro il 9 febbraio 2010. V. in precedenza, sullo stesso tema, l’interrogazione al ministro del Lavoro del 15 gennaio 2009 [1]: ivi il link allo scambio di lettere con il presidente della Giunta Regionale e con quello del Consiglio Regionale

INTERROGAZIONE n° 4-02662 [2]
ai ministri del Lavoro e delle Politiche sociali, della Funzione pubblica e delle Politiche comunitarie

presentata dai senatori Ichino e Negri il 9 febbraio 2010

Premesso che il ministro del Lavoro, a più di un anno di distanza, non ha ancora risposto all’interrogazione del 15 gennaio 2009 n. 3-00480, nella quale si denunciava quanto segue:
–  con la delibera 21 novembre 2007 n. 103 dell’Ufficio di Presidenza della Regione Calabria venne approvato un bando di selezione pubblica per l’assegnazione di alcune centinaia di “voucher formativi”, ciascuno dell’importo di 1000 euro mensili per 24 mensilità, nell’ambito del “Programma Stages” della stessa Regione, con uno stanziamento complessivo di 6 milioni di euro, per metà rivenienti dal bilancio regionale, per l’altra metà da contributi del Fondo Sociale Europeo;
–  nella detta delibera si prevedeva che i voucher medesimi costituiscano “riconoscimento d’eccellenza” e “incentivo alla residenzialità” per i migliori laureati calabresi di età non superiore ai 37 anni;
–  si prevedeva inoltre che i voucher in questione venissero goduti in corrispondenza con l’attivazione di altrettanti stage presso amministrazioni pubbliche calabresi, previa partecipazione dei giovani interessati a un “percorso formativo di orientamento ed accompagnamento all’inserimento’ organizzato dalle Università calabresi sulla base di apposita convenzione con l’Ufficio di Presidenza della Regione;
–  si aveva notizia di casi nei quali gli stage in questione erano frequentati da trentenni liberi professionisti iscritti ai rispettivi Ordini professionali e in precedenza impegnati nelle corrispondenti attività di lavoro autonomo, che, almeno in linea teorica, avrebbero dovuto essere interrotte per il biennio;

nella stessa interrogazione si osservava, peraltro, che
–  in coerenza con quanto disposto esplicitamente sui tirocini formativi e di orientamento dall’articolo 18, lettera d, della Legge 24 giugno 1997 n. 196, recante Norme in materia di promozione dell’occupazione, il relativo Regolamento emanato con decreto del Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale del 25 marzo 1998, n. 142, , ha fissato in 12 mesi la durata massima degli stage, consentendone una durata di 24 mesi soltanto per i portatori di handicap;
–  la Commissione Europea, nelle Disposizioni generali FESR – FSE – Fondo di coesione (2007 – 2013) e in linea con il metodo della c.d. strategia europea per l’occupazione, propone tra le priorità di destinazione dei fondi erogati la creazione di nuovi posti di lavoro effettivi;
–  questa finalità degli interventi del FSE è ribadita nel documento in cui la Commissione presenta le 8 linee di orientamento per migliorare l’occupazione nell’Unione europea (UE), Obiettivi delle linee di orientamento integrate per la crescita e l’occupazione 2005-2008;

a seguito di quella interrogazione sono pervenute numerose conferme dirette del difetto pressoché assoluto di contenuto formativo dei suddetti 500 stage, che hanno avuto larga eco nella stampa calabrese;

si chiede di sapere

– se sia vero che il Consiglio Regionale della Calabria ha deliberato la conversione dei suddetti 500 stage in altrettanti contratti a termine triennali, in attesa del bando di un concorso riservato agli stessi titolari di tali contratti per l’assunzione definitiva;
–  se il ministro non ritenga che una siffatta delibera costituisca l’ennesima gravissima manifestazione del carattere esclusivamente assistenzialistico delle politiche pubbliche del lavoro che vengono praticate nel Mezzogiorno;
– se il ministro non ritenga che a consentire questo esito paradossale dell’intera vicenda abbia dato un contributo decisivo il suo silenzio sull’interrogazione del 15 gennaio 2009.

LA NOTIZIA DI STAMPA TRATTA DAL SITO REPUBBLICA.IT – 4 FEBBRAIO 2010

“Qua nessuno promette posti di lavoro, nessuno ha mai ipotizzato alcuna sanatoria”, tuonò il presidente del Consiglio regionale della Calabria, il pd Giuseppe Bova, ora candidato alle primarie. Come si permetteva il senatore Pietro Ichino a insinuare che i 423 stagisti collocati in 170 comuni calabresi sarebbero stati alla fine regolarizzati? E invece, a 50 giorni dalle elezioni regionali, pare che stia per finire proprio così. Domani la commissione bilancio del Consiglio regionale approverà un emendamento alla Finanziaria che prevede di stipendiare gli stagisti per altri tre anni, con contratti a termine, e di indire poi un concorso. Una sanatoria da 9milioni di euro. Per ciascun stagista (dei 423 iniziali, tutti laureati con lode, ne sono rimasti in pista poco più di 300) il Consiglio stanzierà 10mila euro l’anno, il resto dello stipendio dovranno mettercelo i municipi. La proposta, sigillata da un accordo bipartisan, stava per essere deliberata già ieri sera, quando la discussione s’è arenata su un sub-emendamento che chiede di rimpolpare ulteriormente i 9 milioni con fondi europei. “Una legge nobile, che misura sul serio il merito di questi laureati”, sostiene il padre dell’emendamento, il pd Pietro Giamborino, co-firmatario insieme al vice di Bova, Antonio Borrello. “Nessuno venga a parlarci di clientelismo”. E il concorso, non sarà più o meno ad hoc? “Beh, gli stagisti avranno acqusito un’esperienza e un punteggio tali da essere praticamente inarrivabili…”, ammette Giamborino.
Uno strano stage. A cominciare dai tempi, due anni, un termine che la legge prevede solo per i disabili. E poi l’età massima per l’accesso: non aver compiuto 37 anni (quando la Ue fissa un limite di 32 anni). Porte aperte anche gli iscritti agli albi professionali. Infine, lo stipendio: 1000 euro per 1500 ore di lavoro all’anno, meno di sei ore al giorno. L’iniziativa è costata sei milioni di euro, finanziata per metà da tagli al bilancio, per l’altra metà con i contributi del Fondo sociale europeo. Ce n’era abbastanza per far fare un salto sulla sedia ad Eleonora Voltolina, il direttore de “La Repubblica degli stagisti” [3]

, la prima a far scoppiare il caso. Ichino presentò un’interrogazione in Parlamento, denunciando che era solo “un modo per creare altri posti di lavoro improduttivi”. Sacconi non gli ha mai risposto. Ma incredibilmente una super-stagista, Maria Grazia Bisurgi, 30 anni, laureata in storia dell’Arte al Dams di Cosenza, si è autodenunciata, dando ragione al senatore del Pd:  “Dopo un anno passato al Comune di Pizzo Calabro posso dirlo: è spreco di denaro pubblico. Vorrebbero qualificare noi laureati, portare innovazione nella pubblica amministrazione e disincentivare la fuga dei cervelli al Nord, ma la verità è che gli enti ai quali siamo stati assegnati non hanno gli strumenti per formarci. La mia giornata tipo: sto davanti a internet, mando qualche mail, il collega che sta in stanza con me dà una mano alla dirigente dei tributi, io mi sono rifiutata. Formazione? Siamo dei lavoratori socialmente utili”. I Comuni che intendevano avvalersi delle eccellenze dovevano partecipare ad un bando.  L’amministrazione di Pizzo Calabro si fece avanti per un progetto nel “settore culturale”. “Ma quando arrivai in municipio non solo non c’era né una scrivania, né un pc, che recuperai nel sottoscala e montai con un collega, ma la mia tutor nemmeno sapeva che avrebbe dovuto seguirci”.
“E’ la classica trappola del precariato, che penalizzerà i migliori, un modo per aggirare i vincoli di utilizzo di precari e co. co. co nelle pubbliche amministrazioni” ha spiegato il direttore scientifico della Fondazione Marco Biagi, Michele Tiraboschi. “Lo Stato camuffa da stage per poter risparmiare sugli oneri indiretti” ha rincarato il giuslavorista Michel Martone. “Dov’è lo scandalo?” ribatte Giamborrino. “Per finanziare questi stage noi consiglieri ci siamo tagliati le indennità del 10 per cento. Abbiamo ridotto i costi della politica del 25 per cento”. La Bisurgi è isolata nella sua denuncia. E si capisce. Di questi tempi grami, in una Regione con la disoccupazione al 12 per cento, e da un Sud impoverito dove negli ultimi dieci anni ci sono state 700 mila partenze al Nord, 1000 euro al mese sono uno stipendio. “Erano mesi che i miei colleghi premevano per la loro regolarizzazione”, rivela Maria Grazia. Quel momento ora sembra arrivato. Lo stellone della sanatoria in Italia non tramonta mai.