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N. 34 – 24 novembre 2008

SCIOPERO NEI TRASPORTI PUBBLICI: L’INIZIATIVA LEGISLATIVA DEL PD PRENDE FORMA
Pubblico nella sezione “progetti di legge” la bozza del disegno di legge sullo sciopero nei trasporti [1] sulla quale sto lavorando con alcuni altri colleghi, perché i lettori possano seguire il dibattito in proposito ed eventualmente parteciparvi. Questo progetto, che ha alcune notevoli implicazioni in materia di democrazia sindacale, fa seguito al disegno di legge del PD sullo sciopero virtuale [2], già noto ai visitatori di questo sito, che è stato presenta to in via definitiva un mese fa.

VALUTAZIONE E TRASPARENZA NELLE AMMINISTRAZIONI PUBBLICHE: LE PRIME POLEMICHE SUL TESTO APPROVATO AL SENATO
Sul merito del nuovo testo legislativo [3] che recepisce i contenuti più importanti del disegno di legge del PD (d.d.l. n. 746/2008 [4]), mentre sopprime le disposizioni del disegno di legge governativo (d.d.l. n. 847/2008 [5]) tendenti a rilegificare la materiatesto legislativo, e sul ruolo del Pd nell a sua elaborazione, a sinistra si sono registrati alcuni interventi polemici. Segnalo:
   – la mia 
risposta al Segretario generale della Funzione Pubblica Cgil Carlo Podda, pubblicata da Europa il 22 novembre [6], nella quale sottolineo come già nella legislatura precedente si fosse registrata una divergenza molto rilevante tra le scelte compiute dall’Ulivo in Parlamento e il Memorandum sottoscritto dal ministro Nicolais con i sindacati;
   – la
risposta bi-partisan di Maurizio Castro (senatore del PDL) e mia  a T. Labate, pubblicata dal Riformista il 20 novembre [7]: perché è giusto che i responsabili dell’Agenzia indipendente siano retribuiti;
   – l’
articolo di Linda Lanzillotta, ministro-ombra per la Funzione Pubblica, pubblicato su Europa il 18 novembre [8].
 

UN EMENDAMENTO AD ALITALIAM CHE NON RISOLVE IL PROBLEMA, ANZI RISCHIA DI AGGRAVARLO
Qualcuno, alla Presidenza del Consiglio, deve essersi accorto che – per quanto riguarda la disciplina dei rapporti di lavoro – la tesi della “discontinuità” tra Alitalia e CAI non regge. Era stata escogitata per ridurre al minimo il carico di debiti che la nuova compagnia erediterà dalla vecchia; ma è smen tita dai fatti, oltre che dalle dichiarazioni pubbliche dello stesso Commissario straordinario Fantozzi. Per uscirne, il Governo ha presentato in extremis al Senato un emendamento che si proporrebbe di tagliare il nodo di netto, negando l’evidenza; ma, come si dice a Milano, l’è pesg el tacon del bus. Rimando in proposito al mio intervento in Aula di giovedì scorso [9], 20 novembre, preceduto da una nota esplicativa degli aspetti tecnico-giuridici della questione.

IL PROGETTO PER LA RIFORMA DEL MERCATO DEL LAVORO SI ARRICCHISCE DI UNA NUOVA IDEA
Dal dibattito spunta un’idea nuova: prevedere che il nuovo regime di flexicurity applicabile alle assunzioni future sia (non imposto per legge, ma) liberamente scelto dalle imprese di un settore, mediante accordo con almeno un sindacato per l’istituzione dell’ente bilaterale cui verranno affidati i lavoratori che perdono il posto, il quale garantirà loro i nuovi standard minimi di trattamento economico e di servizio. V. in proposito l’intervista a cura di Alessandra Puato, che esce sul Corriere Economia di oggi [10].
Un esempio tipico di come vanno, invece, le cose oggi: nella sezione “Lettere” il racconto di una lavoratrice [11] costretta artificiosamente a un rapporto di lavoro precario, pur essendo app rezzata dall’importante impresa per cui lavora.