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POMIGLIANO: PARLARE DI ILLEGITTIMITA’ DELL’ACCORDO SERVE SOLO A EVITARE UNA DISCUSSIONE DI MERITO

UN SINDACATO PUO’ RAGIONEVOLMENTE RESPINGERE LE CLAUSOLE DELL’ACCORDO DI POMIGLIANO PERCHE’ LE RITIENE TROPPO GRAVOSE PER I LAVORATORI, MA NON PERCHE’ ESSE SIANO CONTRARIE ALLA LEGGE ITALIANA

Intervista a cura di Lorenzo Franculli, in corso di pubblicazione sul settimanale Oggi – 30 luglio 2010

Quali sono i contenuti più innovativi dell’accordo di Pomigliano?
L’accordo firmato tra Fiat e i sindacati (Cgil esclusa), poi ratificato da un referendum dei  lavoratori, prevede importanti cambiamenti sia nella regolazione del  lavoro sia su questioni più generali come lo sciopero e l’assenteismo.  Il nuovo contratto introduce 18 turni per sei giorni alla settimana, cui si aggiungono 80 ore di possibili straordinari (senza preventivo  consenso del lavoratore), pausa mensa spostata a fine turno e pause sulle linee  meccanizzate ridotte da 40 a 30 minuti. A fronte di questo un operaio  guadagnerà 3.200 euro in più all’anno (lorde). Per cercare di  combattere il forte assenteismo inoltre, la Fiat (o meglio la Newco Fabbrica Italia che non sarà iscritta all’Unione industriale di  Napoli) non pagherà la propria quota di malattia in caso di assenza  anomala (in prossimità di ferie, ponti, partite). Infine, sarà (di  fatto) vietato scioperare contro l’attuazione di questo contratto e le  sue specifiche norme. L’obiettivo dichiarato è quello di aumentare la  produzione: 280 mila macchine all’anno contro le attuali 40 mila e  ridurre gli sprechi.

Queste norme contrastano con i diritti dei lavoratori stabiliti dalla legge italiana?
A me sembra che queste clausole in materia di assenteismo e di tregua sindacale siano del Tutto legittime e anche molto sensate, sia dal punto di vista dell’interesse dell’impresa, sia da quello dei lavoratori. Un sindacato può ragionevolmente rifiutare quell’accordo per perché ritiene queste clausole troppo gravose, ma non perché esse siano illegittime.

Ma può la Fiat a Pomigliano, intestando lo stabilimento a una società controllata nuova, lasciare a casa i lavoratori contrari alle norme dell’accordo?
No. Lo vieta la direttiva europea sul trasferimento di azienda, che prevede il passaggio automatico di tutti i lavoratori alle dipendenze della nuova società.

Per ottenere la certezza di attuazione del piano industriale che chiede Marchionne sarebbe necessaria una legge?
Un intervento legislativo non sarebbe necessario, se ci fosse un accordo firmato da tutti i sindacati che stabilisse un principio di democrazia sindacale, per cui i sindacati che rappresentano la maggioranza possono stipulare contratti aziendali anche in deroga rispetto al contratto nazionale, vincolanti per tutti i lavoratori interessati. Altrimenti, un intervento del legislatore a mio avviso sarebbe molto opportuno.

Se la Fiat «sfugge» al contratto nazionale, cosa succederà?
Il contratto collettivo nazionale oggi è utile se è una rete di sicurezza: cioè se pone le regole che devono applicarsi quando manchi un contratto aziendale. Se invece è di ostacolo a un accordo innovativo tra singola impresa e sindacati, allora il contratto nazionale diventa un freno al progresso economico e al miglioramento dei trattamenti dei lavoratori. E in questo caso è comprensibile che le imprese più dinamiche tendano a sottrarsi all’applicazione del contratto nazionale.=