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A MODENA CONFAPI E FILLEA-CGIL CONVERGONO SUL PROGETTO FLEXSECURITY

ALL’ASSOCIAZIONE IMPRENDITORIALE EMILIANA, CHE MANIFESTA INTERESSE PER LA SOLUZIONE PROPOSTA CON IL  DDL N. 1873/2009, IL SEGRETARIO DEGLI EDILI CGIL RISPONDE SOTTOLINEANDO L’IMPORTANZA DECISIVA CHE LA SPERIMENTAZIONE DEL “DIRITTO UNICO DEL LAVORO” POTREBBE AVERE IN QUEL SETTORE

Articolo pubblicato sulla Gazzetta di Modena del 20 aprile 2011, che riporta larghi stralci delle dichiarazioni di Massimo Fogliani, direttore di Confapi Modena – Segue il comunicato-stampa diffuso nello stesso giorno dal segretario provinciale della Fillea-Cgil Sauro Serri – In proposito v. anche l’articolo pubblicato in prima pagina da Italia Oggi il 13 maggio 2011 [1]

LE DICHIARAZIONI DEL DIRETTORE CONFAPI
Massimo Fogliani, direttore di Confapi Modena: «Il sistema dei contratti di lavoro deve essere ripensato». Il Rapporto dell’Osservatorio provinciale sul mercato del lavoro conferma che nel 2010 si è perso lo 0,9% di addetti. Calano i rapporti di lavoro a tempo indeterminato (circa 3000 i meno nel Modenese), aumentano quelli a tempo determinato, con un saldo positivo, tra assunzioni e cessazioni, di 6 .200 contratti. Segnano un + 30% quelli di somministrazione e accelerano i contratti di apprendistato. L’economia riparte, l’occupazione no. Queste erano le previsioni, questo confermano i dati. La disoccupazione è rallentata rispetto all’1,8 % del 2009, ma è ancora lontana dalla ripresa che hanno registrato produzione, fatturato e ordini . Aumentano gli iscritti alle liste di mobilità e ai centri per l’impiego, dato confermato, anche nei primi mesi del 2011 a causa del progressivo giungere a termine degli ammortizzatori sociali.
E’ proprio su quest’ultima questione che la preoccupazione si fa ancora più acuta: secondo l’Inps, la cassa integrazione di marzo 2011 ha registrato, a livello nazionale, un aumento del 45% rispetto a febbraio. Sono state 102,5 milioni le ore di Cig autorizzate nel mese scorso, contro i 70, 6 milioni di febbraio.
«Dati che confermano quanto fondate fossero le preoccupazioni espresse da Confapi pmi Modena un anno fa, quando, nel corso dell’audizione in Consiglio comunale, sostenevamo che i veri effetti della crisi in campo occupazionale erano ancora da scontare; ora aggiungo che non è detto che il peggio sia alle spalle» . Così esordisce, commentando i dati, il direttore di Confapi pmi Modena Massimo Fogliani, che prosegue : «Oggi c’è infatti da chiedersi se la questione sia affrontabile, per lo meno con gli strumenti disponibili, in tempi ragionevoli. La CIG svolge certo il suo imprescindibile ruolo di ammortizzatore, ma va tenuto nel debito conto del fatto che le modalità e i tempi della ripresa che si intravede non sono garanzia automatica di riassorbimento del fattore lavoro. Permangono due problemi gravidi di ripercussioni sul piano sociale: da un lato ci sono i soggetti espulsi dal mondo del lavoro, ma ancora privi dei requisiti pensionistici, dall’altro ci sono i giovani, che entrano sempre meno e sempre più tardi nel mondo del lavoro. «Come uscirne? – si chiede Fogliani – Non c’è una ricetta risolutiva, ma segnalo come meritevole di attenzione la proposta di Pietro Ichino [2], il quale, in estrema sintesi, suggerisce di andare verso la stipula di contratti che siano tutti a tempo indeterminato, nei quali siano garantite le protezioni essenziali quali la salute e sicurezza nel luogo di lavoro, ma dove nessuno sia più inamovibile e tutto il resto sia oggetto di contrattazione collettiva. L’indicazione prende le mosse dalla considerazione che più il lavoro regolare è blindato, più le imprese hanno cercato la flessibilità, ricorrendo alle tipologie atipiche. Il precariato è l’altra faccia dell’iperprotezione dei lavoratori garantiti, sommata alla necessità delle imprese di salvaguardare la propria competitività». «Certo si tratterebbe di una riforma di portata storica – conclude Fogliani – ma non è molto diverso ciò che già accade nel Nord Europa e negli Usa».

IL COMUNICATO STAMPA DEL SEGRETARIO DELLA FILLEA/CGIL
I dati dell’Osservatorio provinciale sul mercato del lavoro, letti dal versante dei lavoratori edili, sono ancora più inquietanti e foschi. Infatti nel nostro settore, le storture prodotte sul mercato del lavoro dalla legge Maroni, erroneamente chiamata legge Biagi, inducono una precarizzazione ulteriore dei rapporti di lavoro in un settore già di per sé molto precario.
La crisi ha ulteriormente enfatizzato elementi di precarietà, che nel nostro settore sono, molto spesso, anche indice di dequalificazione del processo produttivo. Anche il dottor Pasculli, responsabile dell’Osservatorio Appalti che ha presentato martedì scorso i dati del monitoraggio che effettua nell’ambito degli appalti in edilizia, ha denunciato la crescente presenza di lavoratori a “partita Iva”, esempio estremo di precarizzazione associata a mancanza assoluta di diritti.
Di fronte a questo quadro colgo con assoluto favore le valutazioni del direttore di Confapi Pmi, dottor Fogliani, di indagare, come via possibile di uscita da questa situazione, le proposte che da tempo Pietro Ichino [3]va sostenendo, anche attraverso la presentazione del “Progetto Semplificazione” (disegni di legge n. 1872 [4] e 1873 [5]) e del “Progetto Flexsecurity [2]” (disegno di legge n. 1481).
Non so se queste innovazioni rappresenterebbero riforme di portata storica, sicuramente ci porterebbero, se applicate, agli standard dei paesi europei più avanzati.
Ichino per altro non fa mistero di ispirarsi, ad esempio, al modello danese per quanto riguarda la sua proposta di riforma del trattamento di disoccupazione e dei servizi di assistenza per la ricollocazione, che prevedono, ad esempio, un’indennità di disoccupazione per quattro anni di valore decrescente dal 90% dell’ultima retribuzione per il primo anno, all’80% per il secondo, al 70% per il terzo e al 60% per il quarto.
Le proposte di Ichino intervengono anche sul tema delle partite Iva. Per i collaboratori autonomi che rientrano nella definizione del “lavoro economicamente dipendente”, come evidentemente sono le partite Iva in edilizia, è prevista una parificazione sostanziale con il lavoro subordinato, sia sotto il profilo previdenziale, sia sotto quello della protezione della continuità del lavoro e del reddito.
L’applicazione dell’insieme delle proposte di Ichino all’insieme delle imprese, sia quelle sopra che sotto i 15 dipendenti, assesterebbe un colpo decisivo al dumping competitivo, che la pletora di opzioni contrattuali e legislative, di fatto determinano, inducendo ad una rincorsa al ribasso da parte delle imprese che in questo modo immaginano di salvaguardare la propria competitività.
La legge Maroni (detta legge Biagi), nell’ipotesi si approvassero le proposte di Ichino, dovrebbe essere per intero abrogata e questo, di per sé, è già un indiscutibile pregio della proposta Ichino.
Sauro Serri segretario sindacato edili Fillea/Cgil Modena