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IL CONTRATTO DI RICOLLOCAZIONE DECOLLA

QUALCHE COSA INCOMINCIA A MUOVERSI: IL LAZIO ASSUME UN RUOLO DI AVANGUARDIA CON UNA DELIBERA PER LO YOUTH GUARANTEE, LA LOMBARDIA SI APPRESTA A COMPLETARE LO SCHEMA “DOTE UNICA LAVORO” INTRODUCENDO LA CONDIZIONALITÀ, PIEMONTE, FRIULI V.G. E TRENTINO SI STANNO ATTREZZANDO

Su Libero del 24 gennaio sono comparsi tre paginoni interamente dedicati al decollo del contratto di ricollocazione, nei quali compaiono un editoriale di Antonio Bonardo, dirigente di GiGroup, tre interviste all’Assessore al Lavoro del Lazio Lucia Valente, al Segretario generale della Uil lombarda Walter Galbusera e a Francesco Giubileo, ricercatore dell’Università di Milano Bicocca che ha studiato le esperienze straniere più interessanti, in particolare quelle olandese, britannica e australiana, nonché i contenuti della scheda Che cos’è il contratto di ricollocazione [1], tratta integralmente da questo sito, che però non viene menzionato (il dispiacere causato da questa scorrettezza giornalistica è compensato dalla soddisfazione nel constatare l’utilità del lavoro quotidiano di documentazione e aggiornamento compiuto mediante questo strumento) – Ripropongo qui di seguito l’editoriale di Antonio Bonardo e l’intervista all’Assessore al Lavoro del Lazio Lucia Valente, impegnata con molta determinazione nel progetto per la sperimentazione del contratto di ricollocazione 

icona-dwl8 [2] Scarica i tre paginoni di Libero del 24 gennaio 2014, dedicati al “contratto di ricollocazione” [2]
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POLITICHE ATTIVE DEL LAVORO: QUALCHE COSA INCOMINCIA A MUOVERSI
Editoriale di Antonio Bonardo, responsabile del settore public affairs di GiGroup

Qualche primo, timido segnale inizia ad intravedersi sul fronte delle politiche attive del lavoro in Italia. Naturalmente a di fuori della Lombardia, unica Regione finora ad essersi mossa in questo campo. Nella Legge di Stabilità per l’anno 2014 troviamo al comma 215 la creazione del «fondo per il reinserimento dei lavoratori con ammortizzatori in deroga». In pratica viene istituito presso il ministero del Lavoro il fondo per le politiche attive con una dotazione di 15 milioni di euro per il 2014 e 20 milioni di euro, rispettivamente, per il 2015 e il 2016, con l’obiettivo di favorire i lavoratori che usufruiscono di ammortizzatori sociali in deroga e di coloro che, in stato di disoccupazione, siano immediatamente disponibili ad una occupazione. Certo, una briciola rispetto al miliardo di euro stanziato per le politiche passive, ma sappiamo che spesso le valanghe nascono da pochi fiocchi di neve che si staccano dalla massa. Auspichiamo sia questo il caso.

Ora il ministero ha 90 giorni di tempo, a decorrere dal 1° gennaio 2014, per emanare un decreto di natura non regolamentare con cui stabilire le iniziative finanziabili, anche di natura sperimentale, volte a potenziare appunto le politiche attive.

Rientra tra queste iniziative finanziabili anche il «contratto di ricollocazione», lo strumento proposto da Pietro Ichino per avviare una sperimentazione di politica attiva del lavoro che provi a implementare in Italia quattro cose utilissime, già presenti nelle migliori pratiche europee di supporto ai lavoratori che perdono il lavoro: 1) una stretta cooperazione tra i centri pubblici per l’impiego e le agenzie per il lavoro private nell’assistenza intensiva ai disoccupati per ritrovare un’occupazione; 2) la possibilità per questi ultimi di scegliere liberamente l’agenzia da cui farsi assistere, tra quelle accreditate; 3) il pagamento del servizio da parte della Regione prevalentemente a risultato avvenuto; 4) un controllo efficace sulla disponibilità effettiva del disoccupato a rientrare al lavoro, dalla quale, entro limiti ragionevoli, deve essere fatta rigorosamente dipendere l’indennità di disoccupazione.

Fortunatamente, come notavamo in principio, in Italia non partiamo da zero. C’è tutta l’esperienza della Dote unica lavoro della Regione Lombardia cui guardare a da cui attingere abbondanti contenuti. Ad esempio, sulla libertà di scelta del soggetto accreditato cui affidarsi da parte del disoccupato; o per quanto concerne il sistema di voucher con cui remunerare i servizi erogati dall’operatore privato, in parte a processo ed in misura preponderante a risultato conseguito, vale a dire nel momento dell’inserimento lavorativo. Ancora, cosa si debba intendere realisticamente per risultato, vale a dire una opportunità di lavoro subordinato di almeno 6 mesi, ancorché non continuativi, comprendente anche il contratto di somministrazione.

Un altro fatto positivo da annotare, è la delibera di giunta della Regione Lazio del 30 dicembre scorso, in cui viene costituito il sistema di accreditamento degli operatori specializzati nei servizi al lavoro, sia per implementare il programma Garanzia giovani, sia per avviare la sperimentazione del contratto di ricollocazione.

Notiamo così i primi effetti positivi che la Garanzia giovani, ancora in fase di progettazione, sta già portando nel nostro sistema dei servizi al lavoro: Regioni da sempre dormienti, che non si erano mai mosse nelle politiche del lavoro (nonostante la legge Biagi del 2003 le chiamasse a costituire il sistema di accreditamento degli operatori specializzati), che improvvisamente iniziano a muoversi su questo terreno.

Ed è un bene per tutti che un’altra Regione importante come il Lazio si attivi nella sperimentazione di una modalità di gestione dei servizi al lavoro che si affianchi a quella già consolidata della Lombardia, così da creare nel Paese esperienze di competizione virtuosa tra i diversi sistemi regionali di politiche attive nel lavoro.

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L’INTERVISTA ALL’ASSESSORE AL LAVORO DEL LAZIO, LUCIA VALENTE
a cura di Antonio Castro

Passare dall’assistenza e dagli ammortizzatori sociali che tengono lontani da lavoro per anni chi ha perso il posto agli interventi attivi che possono offrire una porta per ricollocarsi. Esplorando, e a volte inventandosi, modi nuovi, diversi e fantasiosi per intercettare tutte quelle risorse europee e nazionali che sono state trascurate. L’assessore al lavoro della Regione Lazio, Lucia Valente, giuslavorista, docente de La Sapienza proprio di Diritto del Lavoro, è passata dalla teoria alla pratica e sembra avere le idee chiare. Invece dell’abusato mero assistenzialismo nei casi di disoccupazione, bisogna immaginare nuovi percorsi per tornare a crescere. E quindi lavorare.

La crisi ha offerto l’occasione anche per un cambio di filosofia nell’affrontare la lotta alla disoccupazione?
«Abbiamo deciso di invertire la rotta: puntare sulle politiche attive utilizzando le risorse del Fondo sociale europeo (Obiettivo 8), dedicato all’occupabilità. Lo scorso anno nella nostra Regione abbiamo speso 144 milioni di euro per le politiche passive e soltanto 38 milioni per le politiche attive. Riteniamo non più sostenibile un sistema che ha tenuto per 5-6 anni i lavoratori lontani dal posto di lavoro, con il sussidio della cassa integrazione in deroga. Dobbiamo studiare un sistema che favorisca la buona occupazione e premi le imprese virtuose, alleggerendo per queste il peso fiscale».

Voi siete tra i primi, insieme alla Lombardia, a utilizzare il Contratto di ricollocazione per i disoccupati… 
«Sì, vogliamo estendere il modello creato per la Youth Guarantee (Garanzia giovani), che introduce nella Regione il contratto di collocazione, anche a tutti i disoccupati e gli inoccupati del Lazio. Per questi ultimi introdurremo il contratto di ricollocazione. Il modello a governance pubblica e operatività privata (elaborato per la Garanzia giovani con la DGR n. 509/13), prevede una partnership tra i Centri per l’impiego, le agenzie private per il lavoro e gli altri soggetti accreditati, incentrato sull’accompagnamento attivo del giovane nel mondo del lavoro».

Sì, ma quanti sono i potenziali interessati?
«Per quanto riguarda il contratto di collocazione, destinato ai giovani, se prendiamo come target i giovani tra i 15 e i 24 anni la platea è di circa 107mila unità. Se la platea dovesse essere estesa anche ai giovani fino a 29 anni, si tratterebbe di circa 190mila giovani. Per il contratto di ricollocazione, destinato a tutti i disoccupati e inoccupati, la stima è più complessa, ma si aggira intorno al un milione di unità. La nostra idea è quella di utilizzare lo schema della Garanzia giovani per tutti i disoccupati del Lazio, utilizzando gli incentivi previsti dalla Legge di stabilità per il 2014».

E che parte del Fondo potrà essere intercettato (20 milioni nel complesso) dalla vostra Regione?
«È difficile dare una risposta perché non conosciamo ancora i criteri di riparto del Fondo nazionale che saranno definiti da un regolamento ministeriale. Il contratto di ricollocazione è la migliore politica attiva per il lavoro perché lega il sostegno del reddito alla disponibilità effettiva della persona disoccupata alla ricerca di nuova occupazione, comprese le iniziative di riqualificazione. Per la Regione Lazio, la sfida più impegnativa, sarà costituita dalla sperimentazione del nuovo meccanismo della condizionalità, vale a dire quando l’offerta di lavoro può legittimamente essere rifiutata perché reputata incongrua dal lavoratore. Se invece parliamo della Garanzia giovani, al Lazio sono destinati 150 milioni di euro. È una cifra importante che però rischia di non essere sufficiente qualora la platea dovesse essere allargata ai giovani fino a 29 anni. Per i giovani tra i 18 e i 29 anni abbiamo scritto la disciplina regionale che regola l’apprendistato di alta formazione e ricerca, uno strumento di inserimento nel mondo del lavoro conveniente per le imprese e utile per creare occupazione di qualità».

Per quali iniziative e settori?
«Le iniziative per la Garanzia giovani sono oggetto di un Programma operativo nazionale (Pon) e sono essenzialmente individuate nell’accoglienza, il coaching, esperienze di lavoro all’estero, l’apprendistato, i tirocini, la formazione professionale mirata, il servizio civile e l’autoimpiego. Noi abbiamo deciso di dare maggiore risalto all’accompagnamento attivo nel mondo del lavoro con un tutoraggio mirato (coaching)».

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