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IL CAPITOLO “LAVORO” NEL DOCUMENTO “IMPEGNO ITALIA 2014”

IL CAPO DEL GOVERNO USCENTE RECEPISCE, MA FUORI TEMPO MASSIMO, GRAN PARTE DELLE NOSTRE PROPOSTE PROGRAMMATICHE IN MATERIA DI LAVORO E SERVIZI PER L’IMPIEGO: IL DOCUMENTO APPARE COME UN ELENCO DELLE COSE NON FATTE E DEI RITARDI CHE HANNO CAUSATO LA CADUTA DEL SUO GOVERNO

Quello che è riportato qui sotto è il primo capitolo, dedicato al lavoro, del documento programmatico Impegno Italia 2014 presentato il 12 febbraio 2014 da Enrico Letta – Nei paragrafi rientrati evidenziati in carattere corsivo e colore azzurro i miei commenti.

[…]

LAVORO

Sommario – 1. Introdurre il contratto di inserimento a tutele progressive, promuovere nuova occupazione a tempo indeterminato, rafforzare le politiche attive per il lavoro 2. Adottare il Codice del lavoro semplificato. – 3. Riformare gli ammortizzatori sociali e intervenire a favore degli esodati. – 4. Favorire l’applicazione dell’accordo tra le parti sociali in tema di rappresentanza. – 5. Sostenere il Terzo settore.

1. Introdurre il contratto di inserimento a tutele progressive, promuovere nuova occupazione a tempo indeterminato, raf­forzare le politiche attive per il lavoro

Per superare il dualismo del mercato del lavoro italiano tra protetti e precari è necessario preve­dere un contratto in cui le forme di tutela cresca­no in funzione dell’anzianità lavorativa; esten­dere e accelerare l’applicazione degli incentivi all’occupazione per i giovani, le donne e coloro che hanno perso il lavoro e rafforzare gli stru­menti di politica attiva. Ci impegniamo a:

●  in vista di Expo 2015, definire un contratto di inserimento a tempo indeterminato a tutele crescenti con gli anni di lavoro, razionalizzando le varie forme contrattuali vigenti e sperimentare un contratto per i grandi investimenti;

Sperimentazione di un contratto a tempo indeterminato, caratterizzato da protezione crescente con l’anzianità di servizio: è esattamente quanto abbiamo proposto con il d.d.l. 18 aprile 2013 n. 555 [1], oltre che nel Codice semplificato dei rapporti di lavoro [2] (d.d.l.  7 agosto 2013 n. 1006) [2].

●  razionalizzare gli attuali incentivi esistenti per evitare eccessivi costi burocratici, contrasta­re comportamenti elusivi da parte delle imprese ed elevare a 34 anni il limite di età per gli in­centivi all’assunzione dei giovani disoccupa­ti;

●  ripristinare soglie più favorevoli di detassa­zione del salario di produttività (6 mila euro di salario e 40 mila di reddito) per incentivare rela­zioni industriali di carattere più collaborativo;

●  avviare con il coinvolgimento diretto delle im­prese il piano Garanzia Giovani, così da offrire a diverse centinaia di migliaia di ragazzi nei primi quattro mesi dal termine degli studi una valida opportunità di ulteriore formazione o di inseri­mento nel mondo del lavoro;

Sul programma  Youth Guarantee, che avrebbe dovuto incominciare a essere attuato il 1° gennaio 2014, si è registrato un grave ritardo. La raccomandazione dell’Unione Europea è dell’aprile 2013; al 31 dicembre soltanto la Regione Lazio e la Provincia autonoma di Trento avevano adottato le delibere necessarie per la sua attuazione; e solo nelle ultime settimane anno il ministero del Lavoro ha incominciato a sollecitarle, a porsi il problema del come, operativamente, supplire alla loro inerzia.

●  sperimentare un “Servizio civile per il lavoro” per consentire una prima esperienza lavorativa pur limitata nel tempo (un anno) e un sostegno al reddito analogo all’indennità di disoccupazione;

In un momento nel quale le imprese in fase di espansione sono in difficoltà a trovare il personale con le qualifiche necessarie, le botteghe artigiane chiudono perché non trovano apprendisti, e in ogni regione si registrano decine di migliaia di posti di lavoro permanentemente scoperti per mancanza di manodopera dotata delle attitudini necessarie, questa misura di job creation fuori mercato non sembra la più opportuna. 

●  definire l’equo compenso dei lavoratori su­bordinati nei settori nei quali non esiste una spe­cifica disciplina contrattuale delle retribuzioni attraverso un’apposita commissione sul modello della legge sull’equo compenso nel settore gior­nalistico;

Qui vedo un errore nel documento programmatico proposto da Enrico Letta (errore peraltro già commesso, a mio avviso, dal legislatore, sia pure soltanto in riferimento al settore giornalistico, con la legge citata: L. 31 dicembre 2012 n. 233 [3]): l’ordinamento statuale deve limitarsi a stabilire la retribuzione minima oraria, che è cosa ben diversa dall’ “equo compenso”. Al di sopra della retribuzione minima ogni intervento autoritativo dovrebbe essere evitato, poiché esso comporta la cristallizzazione di una valutazione comparativa del valore di una prestazione lavorativa rispetto a un’altra (inquadramento professionale), valutazione che deve invece poter variare da settore a settore, da azienda ad azienda, da luogo a luogo, secondo le circostanze congiunturali: per questo essa deve essere lasciata alla contrattazione collettiva e individuale. 

●  avviare un piano straordinario per la riquali­ficazione e la ricollocazione dei lavoratori che percepiscono ammortizzatori sociali che coinvol­ga le Agenzie del Lavoro, i Centri di Formazione professionale e le Agenzie di outplacement, an­che al fine di sperimentare le nuove forme di ri­collocazione e di incentivi attraverso risorse non utilizzate provenienti dai fondi europei;

Qui il documento recepisce esplicitamente il progetto di sperimentazione del metodo del contratto di ricollocazione [4] per la coniugazione stretta delle politiche passive del lavoro (sostegno del reddito dei disoccupati) con  le politiche attive (misure di assistenza intensiva per il reinserimento della persona disoccupata nel tessuto produttivo e allo stesso tempo di subordinazione del sostegno del reddito alla disponibilità effettiva della persona stessa nella ricerca della nuova occupazione): uno dei cardini del programma di SC in materia di servizi nel mercato del lavoro. 

● creare un’Agenzia Unica Nazionale per la gestione delle politiche attive e degli ammor­tizzatori sociali, che regoli anche le condizio­ni per il loro accesso e fruizione, avvalendosi di più efficaci servizi pubblici per l’impiego, anche in funzione di una maggiore integrazione con i servizi privati.

Occorre con urgenza superare la schizofrenia che caratterizza il nostro sistema, il quale attribuisce la competenza per le politiche passive (sostegno del reddito dei disoccupati) allo Stato e quella per le politiche attive (reinserimento dei disoccupati nel tessuto produttivo) alle Regioni. Sta di fatto, però, che a Costituzione invariata questa misura appare in contrasto con la competenza legislativa e amministrativa attribuita in via esclusiva alle Regioni in materia di servizi per l’impiego.

Responsabile

Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.

Tempi

Entro il primo trimestre avvio del piano Garan­zia Giovani. Entro il secondo trimestre presen­tazione di un provvedimento legislativo sugli altri punti.

 

2. Adottare il Codice del lavoro sempli­ficato

Il diritto del lavoro è attualmente troppo comples­so e scarsamente accessibile, anche e soprat­tutto per gli operatori stranieri che vogliono inve­stire in Italia. Ci impegniamo a:

●  raccogliere e riordinare in un Testo Unico bre­ve e facilmente comprensibile la disciplina del la­voro (anche a beneficio degli operatori stranieri).

Qui il riferimento è al Codice semplificato dei rapporti di lavoro [2] proposto con il d.d.l. 7 agosto 2013 n. 1006. In realtà questo punto programmatico era stato già inserito dal Governo Letta nel documento Destinazione Italia, del settembre dello scorso anno: il Presidente del Consiglio uscente dovrebbe spiegare perché da allora, nonostante le nostre ripetute sollecitazioni, non sia stato fatto nulla per darvi attuazione.

Responsabile

Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.

Tempi

Entro il primo trimestre presentazione di un dise­gno di legge delega. Approvazione e attuazione entro fine anno.

 

3. Riformare gli ammortizzatori sociali e intervenire a favore degli esodati

L’Italia deve dotarsi di tutele per tutti i lavoratori per facilitare una rapida rioccupazione e risolve­re una volta per tutte la questione esodati. Ci im­pegniamo a:

●  allargare la platea dei beneficiari degli am­mortizzatori sociali, e in particolare del sussidio di disoccupazione, a quei lavoratori con un rap­porto di lavoro precario che oggi ne sono esclusi;

●  proseguire il percorso di revisione degli am­mortizzatori sociali in deroga, attraverso criteri di concessione più omogenei sul territorio e in grado di evitare la fittizia continuazione del rap­porto di lavoro in caso di evidente impossibilità di una ripresa dell’attività;

Obiettivo sacrosanto. Richiamo in proposito il mio editoriale telegrafico [5] di lunedì scorso.

● assicurare la convergenza tra Assicurazio­ne Sociale per l’Impiego (ASpI) e mini-ASpI in modo da fornire ai lavoratori un sostegno al reddito per un periodo di tempo più lungo che tenga conto dei percorsi lavorativi;

● coprire definitivamente gli esodati rimasti senza sostegno economico a seguito della ri­forma delle pensioni del 2011 e intervenire sul­le flessibilità delle regole di uscita dal mercato del lavoro, specialmente per gli ultrasessantenni che godono di ammortizzatori sociali, per i quali dovrà essere previsto un piano straordinario di transizione all’invecchiamento attivo. In questo ambito, dovrà essere avviata la sperimentazio­ne del “prestito” sul quale il governo ha lavorato negli ultimi mesi.

Sulle nostre  proposte per promuovere l’invecchiamento attivo v. il d.d.l. 15 marzo 2013 n. 199 [6]. Anche qui il premier uscente dovrebbe spiegare che cosa abbia indotto il Governo per un intero anno a non presentare alcuna proposta su questo terreno, rifiutando di acconsentire all’avvio dell’iter di questo disegno di legge presentato da un partito della maggioranza.  

Responsabile

Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e Ministero dell’Economia e delle Finanze.

Tempi

Entro il secondo trimestre presentazione di un provvedimento legislativo. Approvazione e attua­zione entro fine anno.

 

4. Favorire l’applicazione dell’accordo tra le parti sociali in tema di rappresen­tanza

Le parti sociali hanno recentemente raggiunto un accordo importante per nuove regole sulla rappresentanza e sulla democrazia sindacale. Ci impegniamo a:

●  rafforzare l’intesa sottoscritta per rendere operativi i risultati dell’accordo relativi alla rac­colta dei dati.

Qui l’impegno è insufficiente: non basta eliminare gli ostacoli all’implementazione amministrativa degli accordi interconfederali sulla rappresentatività sindacale, ma occorre anche emanare una legge che, in via strettamente sussidiaria, regoli la materia nei casi in cui gli accordi interconfederali non si applicano. Questo è quanto abbiamo proposto con il d.d.l. 5 agosto 2013 n. 993 [7].

Responsabile

Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.

Tempi

Entro il primo semestre.

 

5. Sostenere il Terzo settore

Il Terzo settore costituisce una realtà di straor­dinaria vitalità e crescente rilevanza economica. Ci impegniamo a:

● rivedere la normativa che riguarda le imprese sociali e le organizzazioni del settore;

● definire le proposte per consentire l’avvio dei social impact investment bonds, facendo rife­rimento alle raccomandazioni dell’apposita task-force del G8.

Responsabile

Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.

Tempi

Entro il secondo trimestre definizione di un prov­vedimento legislativo.

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