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“PERCHÉ IL JOBS ACT NON SI FA SUBITO?”

LA LETTERA DI UN GIOVANE MEDICO ITALIANO DALL’INGHILTERRA – E LA MIA RISPOSTA 

Messaggio pervenuto il 4 maggio 2014

Gentilissimo Professor Ichino,
ho 30 anni e sono un giovane medico che sta completando la sua specializzazione in Inghilterra. La mia intenzione è quella di tornare in Italia non appena finito questo periodo di formazione ma non le nascondo che i motivi che mi hanno portato all’estero sono anche legati ai dubbi che riguardano la mia assunzione nel servizio sanitario nazionale e i problemi del mondo del lavoro in Italia.
E’ da qualche anno che seguo il suo pensiero che mi ha fin da subito affascinato, pur non avendo una conoscenza della giurisprudenza. Ciò che più mi affascina del suo progetto in tema di flexsecurity e semplificazione del diritto del lavoro è, da una parte, il tentativo di rendere le regole più semplice e chiare e per questo più comprensibili, dall’altro, l’idea di utilizzare regolamentazioni che si sono dimostrate vincenti in altri paesi (ovviamente con le dovute differenze). Migliorare significa saper prendere il meglio, no?
Ma non voglio annoiarla con quelle che sono riflessioni già sentite. Volevo farle i complimenti per la chiarezza con cui espone il suo pensiero (ho letto il suo libro “Inchiesta sul lavoro” e l’ho trovato assolutamente alla portata di una persona non addetta ai lavori come me) e per la perseveranza che dimostra per ottenere il risultato da lei ambito. Ma da quanti anni è che porta avanti questa battaglia?
A chiusura di questa breve lettera, volevo farle una domanda, probabilmente un po’ ingenua ma, forse perché seguo la politica italiana dall’estero, non riesco a trovare risposta…perchè il jobs act tanto pubblicizzato da Renzi non si fa subito? il jobs act dovrebbe contenere il suo progetto di flexsecurity, giusto? E Renzi ha abbracciato le sue idee in pubblico, se ricordo bene. Perchè ci si sta muovendo per far approvare (l’ennesimo) decreto legge sul lavoro invece di riformarlo, come lei auspica?
La ringrazio in anticipo per il tempo speso ad ascoltarmi. Con grande ammirazione,

Giacomo Zoppellaro

La realtà è che – nonostante l’assunzione della leadership da parte di Matteo Renzi – nel PD ci sono ancora molte forti resistenze alla riforma del diritto e del mercato del lavoro che ho elaborato e proposto in Parlamento fin dal 2009 insieme a molti parlamentari di quello stesso partito, e dal 2013 con i Gruppi parlamentari di Scelta Civica: rinvio in proposito al mio editoriale telegrafico di oggi, Ora chi darà al Jobs Act di Renzi le gambe per camminare? [1] Questo decreto-legge, che auspicabilmente verrà convertito in legge la settimana prossima con il voto della Camera in terza lettura, segna un passo avanti nella direzione giusta, enunciando esplicitamente in un apposito preambolo [2] il nesso tra le nuove disposizioni emanate in via di urgenza e una riforma organica che sarà incorporata in un Codice semplificato [3], ivi compresa la disciplina del rapporto a tempo indeterminato a protezione crescente. Ma anche soltanto l’inserimento di quel preambolo nel decreto ha comportato il superamento di una opposizione assai robusta in seno al partito di maggioranza relativa. L’auspicio è che questo primo passaggio parlamentare del Governo Renzi sul capitolo del lavoro contribuisca a un chiarimento di idee in seno al PD e quindi a spianare la strada per la cospicua parte restante del cammino che ci resta da percorrere per arrivare al varo della riforma organica.   p.i.

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