- Pietro Ichino - https://www.pietroichino.it -

LA SENTENZA DELLA CONSULTA PONE FORZA ITALIA DAVANTI A UN BIVIO

ORA BERLUSCONI DEVE DECIDERE IN FRETTA: O ACCETTA DI FARE IL MATTARELLUM INSIEME AL PD, O IL SUO RIFIUTO SPIANA LA STRADA ALLE ELEZIONI A GIUGNO CON LE LEGGI DISEGNATE DALLA CONSULTA

Editoriale telegrafico sulla sentenza della Corte costituzionale in materia di legge elettorale, 25 gennaio 2017 Tutti i documenti e gli interventi sulla stessa materia sono raccolti nella sezione Riforme istituzionali [1] di questo sito    .
.

Matteo_Renzi_2015.jpegGrilloLa Corte, dunque, ha deciso: ha abrogato il ballottaggio (probabilmente perché considerato incompatibile con il permanere del bicameralismo paritario [2])(*), ha ritoccato la norma sulle pluricandidature, ma per il resto ha fatto salvo il cosiddetto Italicum. Dunque ora abbiamo anche alla Camera, come al Senato, una legge elettorale proporzionale; qui però con possibilità del premio di maggioranza per la lista che da sola raggiunga il 40 per cento (cosa peraltro assai difficile, in un sistema politico tri- o quadri-polare come è diventato il nostro). La reazione immediata del PD è questa: “Siamo pronti a votare subito il Mattarellum [cioè la legge basata sull’uninominale maggioritario che è stata in vigore negli anni ’90 e primi anni 2000], se con noi lo vota almeno uno degli altri poli maggiori; altrimenti si vada a votare con le due leggi risultanti dalle sentenze della Corte”. Quella del M5S e della Lega è: “Si vada subito a votare”. Siamo in attesa della reazione di “Forza Italia”. La quale, come è noto, non ama né l’una né l’altra alternativa offerta dal PD: non vuole il Mattarellum, ma non vuole neanche andare a votare subito.
SalviniBerlusconi pensierosoPerò non può tergiversare: a questo punto non scegliere equivale a rifiutare il Mattarellum; quindi a spianare la strada per le elezioni a giugno con le leggi disegnate dalla Consulta.

(*) Se verrà motivata in questo modo, la soppressione del ballottaggio sarà dunque una conseguenza diretta del No referendario alla riforma costituzionale, che non si sarebbe prodotta se avesse vinto il Sì.

.

.