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A CHE COSA SERVE LA RIFORMA DEI LICENZIAMENTI

IL FATTO CHE LA REGOLA GENERALE ORA SIA L’INDENNIZZO E NON LA REINTEGRAZIONE, NEI CASI IN CUI IL GIUDICE CONSIDERA L’ESPULSIONE DEL LAVORATORE SPROPORZIONATA RISPETTO ALLA MANCANZA, LIMITA I DANNI PRODOTTI DALLA CULTURA DELLA JOB PROPERTY

Primo editoriale telegrafico per la Nwsl n. 425, 20 febbraio 2017 – Per una raccolta di altre decisioni in materia di licenziamento che spiegano le ragioni della legge Fornero 2012 e del decreto legislativo n. 23/2015, v. il portale Sentenze anomale in materia di licenziamenti [1]   .
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Legge-104Il signor Lino, dipendente di una catena di ristorazione autostradale, ha la fortuna di avere due figli che gestiscono, più modestamente, un bar sotto casa, e di avere una madre novantenne. Poiché ritiene che la catena datrice di lavoro possa sopravvivere benissimo anche senza di lui, mentre per il bar sotto casa la sua prestazione è preziosa, chiede e ottiene tre giorni al mese di permesso retribuito, a norma della legge n. 104/1992, allegando la necessità di accudire la genitrice bisognosa di aiuto, salvo poi dirottare l’aiuto in favore dell’esercizio gestito dai figli. Senonché il datore di lavoro lo scopre al bancone sbagliato per tutti e tre i giorni di permesso; e lo licenzia per abuso fraudolento del permesso e assenza ingiustificata. Il signor Lino non si dà per vinto: fa ricorso al giudice del lavoro, e… vince la causa. “Tre soli giorni di assenza ingiustificata – dice il giudice – non bastano per giustificare il licenziamento” (Tribunale di Massa, ordinanza n. 978/2016). La frode, l’abuso che finisce coll’essere un attentato al diritto di chi veramente è nella necessità di assistere un parente gravemente disabile, non vengono in considerazione.

Job Property

Checco Zalone nel film Quo Vado

Qui però, per fortuna, l’articolo 18 non si applica nella sua versione originaria, bensì in quella modificata dalla legge Fornero del 2012: pertanto, essendo accertato che una mancanza, sia pur ritenuta dal giudice veniale, è stata commessa, il datore di lavoro viene condannato soltanto a pagare dodici mensilità di indennizzo. Sempre troppe, intendiamoci; ma almeno al datore stesso viene risparmiata la beffa di dover anche reintegrare il signor Lino nel posto di lavoro con tutti gli onori e di dover lanciare agli altri dipendenti il messaggio secondo cui dei permessi della legge 104 si può abusare impunemente. Il caso del signor Lino spiega, meglio di un ponderoso saggio, quanto – nell’Italia pervasa dalla cultura della job property – sia preziosa la riforma dei licenziamenti incominciata nel 2012 e portata a compimento nel 2015.

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