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SALVATI: NON C’È UNA SOLA ECONOMIA, TANTO MENO NEL CAMPO DEL LAVORO

Alcune scuole o correnti economiche, oggi minoritarie, ma non irrilevanti, giungono anche ad approvare con argomenti “scientifici” alcuni dei vincoli che politici e giuristi intendono imporre, anche quelli che secondo altre scuole o correnti possono essere controproducenti

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Lettera di Michele Salvati, pervenuta il 15 giugno 2017 – In argomento v. anche la lettera di Maria Vittoria Ballestrero [1] che ha dato origine al dibattito, gli interventi di Bruno Caruso [2], ancora Maria Vittoria Ballestrero ,Antonio Padoa Schioppa, Lorenzo Zoppoli [3], Luisa Carrozza [4], riferiti anche a una mia recensione del numero 4/2016 della rivista [5]
Lavoro e Diritto [5]    

 

Michele SalvatiCaro Pietro,
le tue risposte a Maria Vittoria Ballestrero sono veramente meditate e documentate, oltre che sofferte. Ma il problema è più profondo di come lo poni, avendo a che fare con una radicale differenza epistemologica tra diritto ed economia. Il diritto come disciplina è una dogmatica, un edificio esegetico costruito su regole che in una fase storica e in un contesto territoriale una comunità si è data: non può vantare alcuna pretesa che queste regole, a cominciare dalla Costituzione, disciplinino una convivenza  nel modo “migliore” possibile. Migliore (o, più modestamente, accettabile) rispetto a valori condivisi: di mezzo non c’è soltanto l’ineliminabile politeismo dei valori di cui parla Max Weber – nel caso nostro un qualche contemperamento tra logiche di efficienza e logiche di equità – ma il semplice fatto che il diritto non è una scienza. Lo è invece l’economia, anche se incompleta, imperfetta e inquinata da orientamenti normativi preconcetti, come tutte le scienze sociali. Ma, come qualsiasi scienza, essa pretende di spiegare il segmento di mondo cui si applica: perché le cose vanno in un certo modo e non in un altro. E, come per molte scienze, da essa può essere tratta un’ingegneria, che dice quali possono essere le conseguenze se i politici pretendono di imporre certe regole e non altre. Ma, siccome si tratta di una scienza incompleta, imperfetta e inquinata, tra gli economisti ci sono molte differenze teoriche e ingegneristiche e alcune scuole o correnti – oggi minoritarie, ma non irrilevanti – giungono anche ad approvare con argomenti “scientifici” alcuni dei vincoli che politici e giuristi intendono imporre, anche quelli che secondo te possono condurre ad una situazione peggiore (di nuovo una valutazione normativa) di quella attuale. Da questo dialogo tra sordi non si esce facilmente: se tra i politici e i giuristi prevalgono certe concezioni normative, essi ti accuseranno sempre di appoggiarti troppo a scuole o correnti (neoclassiche) assunte come economia tout court, come vera e unica “scienza”. Di queste cose ho scritto con diversa ampiezza e ambizioni. Da ultimo, con chiarezza ma con ambizioni molto modeste, ne ho scritto in una lezione per i Lincei che ho poi pubblicato anche su Il Mulino nel 2015. Te la mando nel caso ti interessasse.
Michele

icona-dwl8Scarica la lezione tenuta da Michele Salvati per il Centro Linceo interdisciplinare “Beniamino Segre” sul tema L’economia è una vera scienza?, [6]pubblicata dalla rivista il Mulino, 2015 [6]

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