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LA BATTAGLIA PER LA SEMPLIFICAZIONE

Il tema del superamento della complessità formale, sostanziale e procedurale dell’ordinamento del lavoro, sul quale qualche passo avanti rilevante è stato compiuto nella XVII legislatura, deve restare al centro anche della legislatura che si sta aprendo in questi giorni

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Articolo di Pietro Ichino e Michele Tiraboschi, professore di diritto del lavoro nell’Università di Modena, pubblicato il 22 marzo 2018  sul sito di Adapt [1], Associazione per gli studi internazionali e comparati sul diritto del lavoro e le relazioni industriali, per segnalare la pubblicazione del mio saggio
Il problema della semplificazione del diritto del lavoro [2]Tutti i documenti e interventi pubblicati su questo sito concernenti il progetto del Codice semplificato del lavoro sono raccolti nel portale Il Codice semplificato del lavoro [3]

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Michele Tiraboschi

I lettori di questo Bollettino conoscono bene il progetto del Codice semplificato del lavoro [3] che, nel corso delle legislature XVI e XVII, ha visto impegnato un gruppo di senatori di diverse parti politiche e poi un gruppo di esperti coordinato da chi scrive per mezzo di una piattaforma digitale messa a disposizione da Adapt. Mentre si apre una nuova legislatura la cui connotazione politica è ancora molto incerta, ci sembra che sia opportuna una riflessione approfondita su quanto di positivo quel progetto ha già incominciato a produrre nell’ordinamento del lavoro, influenzando direttamente – ancorché solo parzialmente – i contenuti e le forme della produzione legislativa in materia di lavoro del periodo 2014-2017; ma anche sugli aspetti di quella produzione legislativa che invece rispecchiano ancora il vecchio modo di scrivere le leggi, incurante dei dettami del Decalogue for Smart Regulation [4] emanato a Stoccolma nel novembre 2009 dal Gruppo di studio di alto livello istituito a questo scopo dalla Commissione Europea.

In questa nuova fase appare anche importante mettere a fuoco con maggiore precisione la nozione stessa di “semplificazione” dell’ordinamento lavoristico. Proprio il lavoro svolto negli anni passati ha consentito di porre in evidenza tre accezioni diverse di questo termine: la semplificazione formale, che fa riferimento alla facilità di lettura e comprensione del testo legislativo; la semplificazione sostanziale, che fa riferimento alla riduzione della complessità del contenuto dispositivo della norma; infine la semplificazione procedurale, che fa riferimento al processo attraverso il quale il contenuto della norma viene interpretato e applicato, quindi alla necessità o no dell’intervento di un organo amministrativo o giudiziario che specifichi il contenuto concreto della disposizione e al grado di prevedibilità dell’esito pratico di tale intervento.

Pietro Ichino

La riflessione su questo tema appare indispensabile, innanzitutto, per un confronto costruttivo con coloro che, negli anni passati, si sono opposti al progetto del Codice semplificato del lavoro sostenendo che “semplificazione equivale a smantellamento delle protezioni”. Noi riteniamo che questa affermazione non corrisponda al vero: il livello della protezione effettiva dei lavoratori non dipende né dalla complessità formale, né dalla complessità sostanziale, né dalla complessità procedurale della disciplina della materia; ma la discussione, per essere producente, deve essere articolata in riferimento a ciascuna delle tra accezioni possibili della nozione di semplificazione.

Può costituire un utile punto di ripartenza del dibattito e del lavoro progettuale su questo tema di cruciale importanza lo scritto che qui presentiamo su Il problema della semplificazione del diritto del lavoro [2], destinato al Liber Amicorum per Giuseppe Santoro Passarelli (cui, in occasione del suo settantesimo compleanno, va il nostro augurio più affettuoso).

Pietro Ichino
Michele Tiraboschi

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