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UN INNO ALL’AMORE NELLE CRIPTE BUIE DELLA VITA

“Ho cominciato a leggere il libro il giorno stesso in cui mi è arrivato e non sono riuscita più a interromperne la lettura […] Mi commuove il sapere che ci sono persone lontane, sconosciute con le quali c’è un mondo da condividere anzi che si è già condiviso senza saperlo, senza volerlo”

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Messaggio dell’Autrice de
Il cielo stellato sopra di me, pervenuto il 19 aprile 2018 – Per altri documenti e interventi sullo stesso tema v. la pagina dedicata a La casa nella pineta [1]     .
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Caro Pietro, ho terminato di leggere da qualche minuto il tuo libro e non ho potuto rinviare il bisogno di comunicarti subito innanzitutto la mia commozione. Mi commuove il sapere che ci sono persone lontane, sconosciute con le quali c’è un mondo da condividere anzi che si è già condiviso senza saperlo, senza volerlo. Ho cominciato a leggere il libro il giorno stesso in cui mi è arrivato e non sono riuscita più a interromperne la lettura. Lo considero un inno all’amore anzi all’essenzialità dell’amore che è tale solo quando ci immergiamo nei sottopassaggi dell’esistenza, nelle cripte buie della vita, nelle faglie del nostro stesso animo, con decisione ma in punta di piedi perchè le cose vere e belle non amano il clamore, nè vogliono i riflettori. Quello che mi ha colpito e su cui sto cercando di riflettere è che nonostante la mia biografia sia profondamente diversa, anzi antitetica alla tua, c’è un’analogia incredibile rispetto al percorso politico e alla consapevolezza che essere di sinistra non significava essere strutturalmente superiori agli altri, essere portatori di una missione salvifica che tutti erano obbligati a riconoscere pena l’essere tacciati di essere servi del potere. Ho vissuto le stesse contraddizioni che hai vissuto tu con la differenza che non provengo dal modo cattolico e in più sono stata a contatto con l’estremismo di sinistra militando da ragazza nel pcdiml (partito comunista d’italia marxista leninista), nella quarta internazionale di Juan Posadas con il nome di battaglia di Manuela. Non sono entrata nella lotta armata semplicemente perchè ho incontrato sulla mia strada il partito comunista e lì è incominciata la mia formazione politica e la mia educazione al confronto, alla necessità di proporre,di costruire. Debbo molto al mio padre politico, Rashid Kemali, fondatore del partito comunista del quartiere stella, un grande comunista riformista morto povero e solo dopo aver dedicato una intera vita agli ultimi. Abbiamo tante cose da dirci. Intanto voglio comunicarti che sono onorata di poter presentare il tuo libro nella mia città. Dammi una rosa di date da maggio o anche in autunno. Intanto provo a scrivere una recensione e comincio a inviarla a un giornale on line. A presto.
Olimpia Ammendola