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UNA STORIA AUTOBIOGRAFICA NON FACILE MA AVVINCENTE

“[…] Sono stato preso dalla lettura fin dalle prime pagine […] dall’amore per il Forte […] dai racconti del rapporto con tuo padre nello studio di avvocati, che mi hanno ricordato i miei con tante, tante, analogie […] Non è facile intessere una storia autobiografica non breve e tenere avvinto il lettore […]”

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Lettera pervenuta il 30 0tt0bre 2018 – Le altre lettere, recensioni, foto e interviste riferite a
La casa nella pineta sono facilmente accessibili attraverso la pagina web dedicata al libro [1] .
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Ho finito ieri notte di leggere il tuo libro: “La casa nella pineta”. Sono stato preso dalla lettura dalle prime pagine che trasmettono l’amore per Forte dei Marmi. E’ un sentimento forte anche mio. Al Forte ho vissuto gli anni della giovinezza, della maturità, quelli meno giovani con figlie e nipote. Ora nella nostra casa in via Piave, a due passi dal centro, torno con grande piacere.

Tramonto sulla spiaggia del Forte

Vivo a Forte per lunghi periodi anche fuori stagione quando sulla spiaggia, nuda da ombrelloni, da tende, incontri pochi che passeggiano con il cane, che corrono; qualche volta i cavalli che trottano l’uno dietro l’altro ove le onde muoiono sulla spiaggia. Seduto sul pattino di salvataggio rosso leggo, scrivo guardando il mare, ascoltando la risacca, attendendo il tramonto quando cielo e mare si confondono all’infinito con una striscia rossa, violacea e poi blu. Alle mie spalle le Apuane ove svettano campanili attorno a borgate nel verde cupo dei boschi, acceso dei prati. Si ergono nel cielo azzurro le cime della Pania, dell’Altissimo con profonde macchie bianche di marmo.

Sono avvocato, figlio di avvocato, con tante dinastie di Nicolini, avvocati e notai; anche un cugino prete, don Nino, attuale presidente nazionale dell’ACLI. Vivo a Mantova, meglio vivo Mantova ove conosco tutti, mi muovo in bicicletta, partecipo ai progetti, alle baruffe, delle amministrazioni pubbliche con interventi sulla Gazzetta di Mantova. Tanti anno fa trascorrevo lunghi periodi a Gazzuolo a casa del nonno materno Nuvoletti.

Ho preciso ricordo delle domeniche quando andavo in biciletta con mio padre a Bozzolo alla messa di Don Primo Mazzolari e delle conversazioni, dopo la messa, in sagrestia. Aiutando il maestro Miglioli a riordinare le carte di Don Primo per allestire il museo, su un numero di “Adesso”, ho letto un bell’intervento di mio padre che raccontava il dramma dell’avvocato che deve difendere una giovane madre che ha ucciso la figlia nell’immediatezza della nascita non potendo affrontare la vergogna pubblica di un rapporto inconfessabile. Anche mia madre Zara era di Rinascita e gli incontri nel salotto di casa nostra, quando non erano presenti Don Costante Berrelli e Mon Signor Ciro Ferrari – due grandi preti fuori dal coro – il conversare era di vestiti, di cene, di pettegolezzi. Mia mamma non aveva la tensione etica della tua che leggo avervi trasmesso.

La presidenza del Comitato Regionale di Controllo e poi dell’AREL, in un magnifico rapporto con Mino Martinazzoli, uomo di profonda cultura, dalla memoria che sempre stupiva, mi hanno dirottato nell’amministrativo con una particolare passione per l’urbanistica.

Nella seconda parte del tuo libro mi ha incuriosito la narrazione della evoluzione del giurlavorista, dell’esperienza parlamentare.

Sono stato preso dai racconti del rapporto con tuo padre nello studio di avvocati ed ho ricordato i miei con tante, tante, analogie. Tra gli insegnamenti di mio padre ho precisa memoria di un costante richiamo alla ricerca inesausta della conciliazione, a scrivere chiaro e sintetico, a mantenere un rapporto amicale con i colleghi, ad aprire la porta dello studio ai giovani praticanti, aiutandoli, anche passando loro qualche incarico.

Mi sono commosso leggendo le pagine finali. Bravo. Non è facile intessere una storia autobiografica non breve e tenere avvinto il lettore.

Cesare Nicolini, avvocato

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