- Pietro Ichino - https://www.pietroichino.it -

SE IL 1° MAGGIO FOSSE DEDICATO A CHI IL LAVORO NON CE L’HA…

… si dovrebbe parlare seriamente dei tre problemi più gravi: come rafforzare la domanda di manodopera, come colmare il gap tra Nord e Sud, come adeguare la formazione professionale alle sfide dell’evoluzione tecnologica

.

Primo editoriale telegrafico per la Nwsl n. 499, 29 aprile 2019 – In argomento v. anche La Festa del Lavoro nel cinquantenario di don Milani [1], del 1° maggio 2017, e Non è ancora una festa di tutti gli italiani [2], del 1° maggio 2016.
.

Se la Festa del Lavoro fosse dedicata principalmente a chi il lavoro non ce l’ha, al centro delle riflessioni di politici e sindacalisti dovrebbero esserci i tre problemi maggiori sul fronte dell’occupazione: la debolezza della domanda, l’enorme squilibrio Nord-Sud e l’inadeguatezza del sistema della formazione professionale rispetto alle sfide dell’innovazione tecnologica. Quanto al primo punto, stante l’impossibi [3]lità di grandi investimenti pubblici, occorrerebbe soprattutto cercare di rendere il Paese più attrattivo per gli investitori stranieri [4]; invece – ci volete scommettere? – il 1° Maggio si parlerà soltanto di misure che agli investitori stranieri mettono le dita negli occhi: quelle che allontanano di nuovo il nostro sistema di protezione rispetto agli standard [5] dei maggiori Paesi europei, sottolineando per di più la volatilità del nostro quadro normativo e la propensione dell’Italia a non rispettare gli impegni presi [6] (v. la vicenda TAV). Quanto al secondo problema, per risolverlo dovremmo guardare con attenzione a quanto ha fatto con successo la Germania [7] nell’ultimo quindicennio per superare il gap occupazionale che affliggeva il suo Est sottosviluppato: apertura alla contrattazione decentrata, per consentire un collegamento più stretto fra retribuzioni effettive e produttività. Invece – ci volete scommettere? – qui il 1° Maggio si parlerà soltanto di un progetto di salario minimo orario stabilito in cifra fissa per tutto il Paese [8], troppo basso per il Nord e troppo alto per il Sud. La terza questione, infine, è forse la più grave: la cattiva qualità media della formazione disponibile per i lavoratori italiani li priva della protezione più efficace contro i rischi occupazionali conseguenti all’innovazione tecnologica. Ma per migliorare il sistema occorrerebbe istituire una anagrafe nazionale della formazione e incrociarne i dati [9] con quelli del flusso delle nuove assunzioni, per individuare i centri di formazione peggiori e chiuderli. Vi sembra il caso che in un giorno di festa ci si metta a parlare di queste cosacce?

.