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QUANTI LUOGHI COMUNI NELLE PREDICHE AL PD SUL LAVORO!

La vecchia sinistra ha perso il voto degli operai molto prima che il Pd nascesse, per i drammatici fallimenti delle proprie politiche del lavoro – Se fosse il Jobs Act la causa della sconfitta elettorale del Pd dello scorso anno, i voti persi sarebbero andati a sinistra

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Primo editoriale telegrafico per la
Nwsl n. 502, 10 giugno 2019, in riferimento all’articolo di Pierluigi Battista sul Corriere della Sera del 7 giugno, Il lavoro dimenticato (a cominciare dal Pd) – In argomento, oltre al mio intervento di cui è riportato il link nel testo, v. anche Se il Primo Maggio fosse dedicato a chi il lavoro non ce l’ha… [1].
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[2]Sono solito apprezzare gli articoli di Pierluigi Battista sul Corriere; ma quello di venerdì sul “Lavoro dimenticato” dal Pd l’ho trovato davvero troppo pieno di luoghi comuni. Il primo: “gli operai votano in maggioranza a destra perché il Pd non si occupa più di loro”; ma P.B. non sa che il voto degli operai ha smesso di essere orientato a sinistra da molto prima che il Pd nascesse, anche per i drammatici fallimenti delle politiche del lavoro tradizionali [3] della sinistra stessa? Il secondo luogo comune: l’idea che “occuparsi dei problemi dei lavoratori” consista essenzialmente nel recarsi ai cancelli delle imprese in crisi, dall’Ilva alla Whirpool, dall’Alitalia al Mercatone Uno, per incoraggiarli ad aggrapparsi con le unghie e coi denti alle loro vecchie strutture produttive; non si rende conto P.B. che proprio quel modo peloso di “schierarsi al loro fianco”, da sempre praticato indifferentemente da politici di sinistra e di destra, insieme a sindacalisti, sindaci, vescovi e giornalisti di tutti gli orientamenti, è il peggior servizio che si possa fare a quei lavoratori? Il terzo luogo comune: il Pd si occupa più dell’impresa (industria 4.0, TAV, investitori stranieri), che del lavoro; ma davvero P.B. è convinto che ci si possa occupare del lavoro senza occuparsi (anche) dell’impresa? Non pensa P.B. che difendere efficacemente il diritto al lavoro sia possibile solo rendendo il nostro Paese un po’ più attrattivo per i piani industriali innovativi, che non conoscono confini e che portano con sé il lavoro del futuro? Certo, occorre anche un sistema capace di garantire la sicurezza economica e professionale nel passaggio dal vecchio lavoro al nuovo; qui sì, c’è un rimprovero da muovere al Pd: quello di non aver fatto fino in fondo il suo dovere per l’implementazione dei nuovi servizi per l’impiego [4] nella passata legislatura; ma nessuna forza politica ha fatto più del Pd per ridisegnare profondamente il nostro sistema di protezione del lavoro, armonizzandolo rispetto al resto della UE, attrezzandolo per le sfide dell’innovazione tecnologica e della globalizzazione. Moltissimo resta ancora da fare, certo; ma gli articoli come questo di P.B. non aiutano.

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