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IL GRANDE INQUISITORE IN SEGGIOVIA

Una ballata scherzosa dedicata a Saverio Borrelli sulle nevi del Monte Bianco, con l’appropriato controcanto, nel ricordo della sua amicizia, della sua umanità e del suo sorriso

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Estratto da
La casa nella pineta [1] (Giunti ed., 2018, pp. 229-232) – Mi permetto questo modo irriverente di ricordare il grande magistrato all’indomani della sua  morte, perché lui stesso mostrò a suo tempo sincero divertimento leggendo questo brano del libro – La Giovanna menzionata nel testo è mia sorella; Alberto  Beretta Anguissola, amio d’infanzia e nostro ospite con la sua famiglia, è professore di letteratura francese all’università di Viterbo.
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[…]

Nel 1992 a Milano era scoppiato il bubbone della corruzione; un pool di pubblici ministeri della Procura della Repubblica di Milano di cui faceva parte anche Giovanna, coordinato dal capo della Procura stessa, Saverio Borrelli, con l’inchiesta cosiddetta «Mani Pulite» aveva inciso quel bubbone senza pietà e senza riguardi per nessuno, determinando di fatto nel giro di due anni la fine di due dei tre partiti maggiori italiani: la Democrazia cristiana e il Partito socialista.

[2]Saverio Borrelli aveva una casa a Courmayeur – prima nella frazione del Villair, poi in quella di Dolonne –, dove veniva regolarmente con la famiglia, e d’inverno saliva al Chécrouit per sciare, per lo più accompagnando i nipotini. Per via dell’amicizia con Giovanna, sua collega, accadeva spesso che sciassimo insieme. Chi non amava affatto il «grande inquisitore» milanese era Alberto Beretta, il quale, bastian contrario se mai ve ne furono, era stato comunista – nel senso dell’iscrizione al partito guidato da Enrico Berlinguer – ai tempi del movimento studentesco, quando il Pci era prevalentemente considerato dagli appartenenti alla nostra generazione uno strumento di conservazione del sistema borghese capitalista, per poi passare al Psi di Craxi, solidarizzando con tutti gli inquisiti, proprio nel momento in cui i pubblici ministeri di Mani Pulite si accingevano a smontarlo pezzo per pezzo considerandolo alla stregua di un’associazione per delinquere.

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Saverio Borrelli sugli sci

Dall’incrociarsi, sulle nevi della Valdigne, di Alberto con il procuratore Borrelli non potevano che scaturire scintille. Che Alberto, venuto ospite da noi con sua moglie Angela e la figlia più piccola, Marianna, per le vacanze di Natale del ’95, sublimò sul Gitario in questa composizione in strofe di sei endecasillabi a rime alternate e due a rima baciata, «alla maniera del Giusti», che mi sembra meritevole di pubblicazione almeno quanto i suoi più noti commenti alla Recherche:

NATALE ITALIANO

Scendendo con Marianna in seggiovia,

Da Maison Vieille, per incontrar gli Ichino,

Mi sale incontro, quasi a mezza via,

Un uomo anziano con un nipotino

Biondo, vivace e pieno di allegria.

Lui, magro e di incarnato un po’ verdino,

Guarda me, poi Marianna, ed ha un sorriso

Che tutt’a un tratto gli illumina il viso.

«Quando ho visto quel tizio, dove e come?»

Mi chiedo; e poi, ripieno di stupore,

Dentro al cervello mi risuona un nome:

«Borrelli!». È proprio lui, il Procuratore,

In cui spesso un nemico ho visto: eccome!

Il Giustiziere! Il Grande Inquisitore

Che in modo improprio ha turbato la storia

D’Italia per curar la propria gloria!

Già molti hanno scherzato sul sorriso

Di Borrelli: «Che fa gelare il sangue

Nelle vene; e che fa sbiancare il viso,

Simile in questo di Medusa all’angue».

E inver da me si dilegua ogni riso

Se penso a chi, colpito a caso, or langue

In prigione o in attesa di processo

Per ciò che un dì da tutti era commesso.

Però, se devo dire ciò che è vero,

A me quel suo sorriso oggi è sembrato

Gioia di nonno felice e sincero,

Al nipotino molto affezionato,

Lieto, sereno e per nulla severo,

E mi domando se non sia il Natale

Che fa apparire bene pure il male.

Così questo Borrelli molto umano

Come un presepe mi par commovente.

Poveri magistrati!, com’è strano

Il vostro ruolo così intransigente;

E invece anche per voi lo sforzo è vano

Per dire «No!» ad un bimbo piangente.

A Natale mi son tutti fratelli,

E voglio bene persino a Borrelli.

Alberto il Malo

Strofa aggiunta: Congedo.

Tornerà presto alla vita normale

E ad indagar su tutti quanti voi,

Ma, ricordandosi questo Natale,

Chissà che in fondo al cuore prima o poi

Non mandi a quel paese il tribunale.

Giuro che ce l’ha in tasca come noi.

Qui, per finir, vorrei una rima in «ore»

Che possa fare eco a San Vittore.

Alla composizione di Alberto fece immediatamente seguito sul Gitario la mia versione dello stesso incrocio in seggiovia, in strofe di quattro endecasillabi a rima baciata:

LA RISPOSTA DI BORRELLI

Non fia che l’anno vecchio qui tramonti

pria che sian rintuzzati tali affronti,

non a me mossi, ma alla mia funzione.

Ristabilir la verità si impone.

Dunque: il dì di Natale io salìa

verso la Maison Vieille in seggiovia

per ivi fare un discreto check-up

su certi falsi sandwich con ketchup,

quando vedo venire in senso inverso

un tizio dall’aspetto un po’ perverso.

Gli anni del pool non son trascorsi invano:

m’accorgo al volo che quegli è un craxiano.

Difatti, come lui incrocia il mio sguardo,

vedo il suo turbamento. E io non tardo

a capir quali e quante trasgressioni

gli pesano sul cuor come mattoni.

Dovrei farlo arrestare giù al Chécrouit,

ma mi trattengo: di Natale è il dì.

Di lui mi occuperò in altro momento.

Per ora gli sorrido. E stia contento.

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