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N. 517 – 9 marzo 2020

[1]ANTICORPI NUOVI PER LA RICOSTRUZIONE
Ora ci accorgiamo all’improvviso di quanto fosse fragile il sistema globale che avevamo costruito. Ma ricostruiremo ciò che il virus sta distruggendo, perché il nostro mondo vive nelle nostre menti prima che nella realtà materiale esposta ai cataclismi; e risorgerà con difese più robuste (non solo contro il coronavirus). Leggi il mio editoriale telegrafico di oggi [2].

[3]SE L’EPIDEMIA METTE LE ALI ALLO SMART WORKING
L’esigenza di arginare il contagio induce molte aziende a consentire che i dipendenti svolgano il lavoro da casa; e il Governo a rimuovere o alleggerire alcuni vincoli inopportunamente imposti al “lavoro agile” con la legge di tre anni fa. È online il mio articolo pubblicato la settimana scorsa sul sito lavoce.info [4].

PER RIDERCI SOPRA UN MINUTO SOLTANTO

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Il prof. Carlo Fusaro

PERCHÉ, SE IL 29 MARZO SI VOTASSE, VOTEREI SÌ
Se contiamo anche i Consigli regionali, oggi siamo il Paese con il maggior numero di membri di assemblee legislative.  Inoltre, ho il timore che, dopo le bocciature del 2006 e del 2016, da una terza bocciatura consecutiva potrebbe derivare una delegittimazione del Parlamento come istituzione rappresentativa (per la terza volta il referendum cancellerebbe una legge costituzionale approvata per due volte, a maggioranza assoluta degli aventi diritto al voto, da ciascuna delle Camere). Leggi la mia risposta a una lettrice che chiede la mia opinione, con l’intervista a Carlo Fusaro sullo stesso tema [7].

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[9]MOLTA DOMANDA E POCA OFFERTA DI LAVORO DI BASSO PROFILO
Le tendenze più recenti del mercato del lavoro italiano confermano l’impressione di un Paese nel quale la rivoluzione digitale occupa una posizione ancora marginale. Ma sorprende anche la difficoltà maggiore per le imprese nel reperire professionalità medio-basse, rispetto ai profili alti e alle competenze più innovative. Leggi l’articolo di Claudio Negro (nella foto qui a sinistra), pubblicato oggi sul sito Il Punto Pensioni e Lavoro [10].

[11]COM’È BELLA LA CITTÀ, MA LAVORARCI NON CONVIENE
In Italia il peso dei contratti collettivi nazionali nella determinazione delle retribuzioni tende a renderle omogenee sul territorio; ma il costo della vita varia da luogo a luogo: lavorare nelle città comporta dunque una penalizzazione salariale in termini reali. Leggi l’articolo di Marianna Belloc, Paolo Naticchioni e Claudia Vittori pubblicato su lavoce.info oggi [12].