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IL PERICOLO CARESTIA E IL SERVIZIO CIVILE NECESSARIO PER EVITARLO

Pensiamo ai rischi che possono derivare per una persona malata, o una famiglia povera, dal non poter disporre più della caldaia, o del frigorifero; oppure dall’impossibilità di approvvigionarsi di un farmaco indispensabile


Secondo editoriale telegrafico per la
Nwsl n. 519, 31 marzo 2020 – Fa seguito all’editoriale telegrafico del 23 marzo, Per non tornare all’economia curtense [1],  e alla dichiarazione rilasciata all’agenzia ADN Kronos il 23 marzo, Se muoiono le aziende non ci sarà più né salute né sicurezza sicurezza sociale [2]

 

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Persone in coda davanti a una farmacia

Dopo la mia presa di posizione [2] sulla necessità vitale di evitare il collasso totale del sistema economico, alcuni amici che molto stimo mi hanno manifestato il loro dissenso: “la salute viene prima dell’economia”. Ho detto loro che su questo punto concordo pienamente, ma temo che essi sottovalutino i rischi, proprio per la salute di tutti e in particolare dei più cagionevoli o più poveri, di un collasso del sistema economico. A fermare le aziende si fa in fretta, ma per farle ripartire ci vuole tanto più tempo quanto più sono state ferme ed è stato fermo l’intero sistema. Non ce n’è una sola che possa ripartire senza che si metta in moto tutta la rete di aziende che le forniscono materie prime, semilavorati e servizi di ogni genere, soprattutto di manutenzione. Noi oggi non percepiamo ancora i morsi della penuria, perché energia elettrica, gas e acqua arrivano regolarmente, l’industria alimentare e farmaceutica lavorano ancora a pieno ritmo, i trasporti funzionano; ma queste attività produttive necessitano di materie prime, funzionano per mezzo di macchine, che possono guastarsi e richiedere pezzi di ricambio o sostituzioni. Anche i nostri elettrodomestici si guastano. Pensiamo ai rischi che possono derivare per la vita o la sicurezza di una persona malata, o di una famiglia povera, dal non poter disporre più della caldaia, del frigorifero o della lavatrice. Oppure dall’impossibilità di approvvigionarsi di un farmaco indispensabile. Questo rischio non è lontano: bastano un mese o due di paralisi perché esso diventi attuale. Proviamo a metterlo sul piatto della bilancia, e ci renderemo conto che, quando i dati sulla diffusione del contagio saranno tornati sufficientemente bassi, proprio per la protezione della nostra salute può essere più prudente e lungimirante correre ragionevolmente qualche rischio immediato di più per ridurre la portata della paralisi, o almeno ridurne la durata. A chi chiedere questa forma di servizio civile, e come, è il tema di un altro editoriale telegrafico [4]. Il rischio di errore è altissimo; ma non c’è scelta che ne sia esente.